Pubblicato sul manifesto on line il 9 aprile 2024 –
Una scritta su un muro: «Vicino a te perdo la testa, lontano da te perdo il cuore». L’ha commentata sabato scorso Ermanno Porro, di maschile plurale: che radici avrà mai una relazione di amore che si definisce per negazioni? Non sappiamo se sia stato un maschio o una femmina. Ma scommetteremmo che uno di noi sia l’autore.
Il contesto era l’incontro La violenza maschile parla di noi. Parliamone, promosso da maschile plurale in un progetto, sostenuto dall’8 per mille dell’Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai, volto a “contrastare la violenza di genere trasformando la cultura che la produce”. Due centri di attenzione: la “presa di parola” maschile sulla violenza contro le donne cresciuta dopo il femminicidio di Giulia Cecchettin. Suscitata dalle affermazioni della sorella Elena e dal padre Gino. La prima ha svelato la “normalità” di comportamenti violenti in una cultura “patriarcale”. Il secondo ha rotto lo stereotipo di una autorità paterna regolatrice invitando gli uomini a essere “agenti del cambiamento”.
Una “faglia” nel linguaggio – si è chiesto Stefano Ciccone – capace di approfondire una presa di coscienza? Gruppi di uomini da qualche decina di anni si interrogano sul desiderio di cambiamento che la rivolta femminile e femminista può provocare anche in noi. Questa “presa di parola” resisterà alla banalizzazione mediatica, o ne sarà consumata?
E come reagisce – ecco il secondo interrogativo – proprio quel sistema mediatico che amministra il discorso pubblico?
Discussione molto intensa: cercheremo di renderla interamente pubblica. Qui intanto qualche accenno.
Cristina Carelli (Casa delle donne maltrattate di Milano) e Alessio Miceli (insegnante e di maschile plurale) hanno raccontato a due voci le reazioni di ragazze e ragazzi. La paura della violenza non paralizza le giovani donne, ma le attiva, non frena il «desiderio di relazione e di felicità». E il silenzio con cui gli studenti hanno ascoltato il discorso di Gino Cecchettin in classe «è l’opposto», secondo Miceli, delle risate e dei gesti violenti raccolti da Pasolini nei suoi “Comizi d’amore” dai giovani maschi interrogati sulla eventualità di un tradimento da parte delle “loro donne”. Qualcosa, dunque, sta cambiando.
Ho introdotto, chiedendomi se il discorso sulla violenza maschile domestica possa collegarsi alla violenza bellica che ci circonda, un video in cui Edoardo Albinati – già sulla pagina Facebook di maschile plurale (https://www.facebook.com/maschileplurale) – afferma con nettezza che gli stupri di guerra, visti con orrore il 7 ottobre da parte di Hamas, come in tutte le guerre, sono il culmine materiale e simbolico della violenza bellica in quanto sopraffazione prima di tutto dell’uomo contro la donna. La presa di coscienza potrà investire anche questa eredità antropologica del maschile?
Nel pomeriggio il discorso si è spostato sulle modalità “produttive” e i linguaggi dei media sulle relazioni tra i sessi. Degli spazi dedicati (dalla 27esima ora del Corriere della sera, a Alley Oop del Sole24ore, a esperienze ricche ma anche concluse come Parole nostre del Fatto, o la pagina quotidiana L’Una e l’Altro vissuta per un anno nel 1987 all’Unità) hanno parlato Alessandra Arachi, Simona Rossitto, Silvia D’Onghia, Letizia Paolozzi. Voci maschili sull’esperienza di Radio Popolare – Lele Liguori – e Comune.info – Gianluca Carmosino. Con loro lo scrittore Giuseppe Cesaro e il presidente del Municipio 8 di Roma Amedeo Ciaccheri. Francesca Dragotto (Tor Vergata) e Paola Rizzi (ass. Giulia giornaliste) su come ancora la presenza femminile sia minoritaria in tv e sulle prime pagine dei quotidiani.
Contenuti e contributi su cui tornerò.
La registrazione integrale del convegno, e gli interventi registrati di Edoardo Albinati e Paola Cavallari (Osservatorio religioso sulla violenza contro le donne) si trovano sulla pagina Facebook di maschile plurale (https://www.facebook.com/maschileplurale).
Di questa iniziativa ha scritto Simona Rossitto sul sito Alley Oop del Sole 24 Ore con il titolo Violenza sulle donne, dopo Giulia Cecchettin uomini in cammino verso nuovi modelli
Ne ho scritto ancora io sul sito del Centro per la riforma dello Stato: Violenza maschile, l’informazione alla prova