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Microcritiche / Scorsese lungo ma da Oscar per tutti

28 Ottobre 2023
di Ghisi Grütter

KILLERS OF THE FLOWER MOON – Film di Martin Scorsese. Con Robert De Niro, Leonardo di Caprio, Lily Gladstone, Jesse Plemons, Brendan Frasen, John Lithgw, Tantoo Cardinal, USA 203. Sceneggiatura di Martin Scorsese con Eric Roth. fotografia di Rodrigo Prieto, scenografia di Jack Fisk e costumi di Jacqueline West.

In Oklahoma negli anni ’20 del secolo scorso avvennero degli omicidi nella popolazione degli Osage. Talvolta le morti sembravano naturali, ma si susseguivano velocemente.
L’ultimo film-maratona di Martin Scorsese, “Killers of the Flower Moon” è ispirato al romanzo omonimo di David Grann, che si è messo a indagare sulle motivazioni di tutte quelle morti, mentre lo stesso regista insieme a Eric Roth hanno curato la sceneggiatura del film.
In quegli anni, infatti, la popolazione più ricca d’America erano gli indiani Osage dell’Oklahoma: nel periodo in cui gli idrocarburi stavano diventando la risorsa più importante del mondo, furono trovati enormi giacimenti sotto il loro suolo.
Gli Osage giravano in auto di lusso, vivevano in case sfarzose, mandavano i figli a studiare nelle migliori scuole d’Europa. Poi, a uno a uno, iniziarono a morire uccisi in modi diversi: sparati, avvelenati, vittime di agguati o imboscate, sempre in circostanze misteriose. E in questo strascico di «vecchio west» – tra petrolieri emergenti e famosi fuorilegge – chiunque osasse investigare finiva anch’egli sottoterra.
Quando le morti superarono da un po’ la ventina, il caso fu preso in mano dalla neonata FBI, diretta da un allora giovane e ancora inesperto J. Edgar Hoover. Fu messa insieme una squadra di investigatori di origine indiana che si infiltrarono, adottando tutti i mezzi più o meno leciti per portare alla luce una agghiacciante cospirazione.
Uno scorcio di una maledetta storia americana, uno dei momenti più bui della storia dei suoi nativi, portata sul grande schermo da Martin Scorsese e interpretata da uno splendido Robert De Niro, un bravissimo Leonardo Di Caprio e dalla magnifica Lily Gladstone.
Allora gli Osage subivano un sistema tutt’altro che egualitario basato sulla custodia: i nativi restavano proprietari delle loro ricchezze, ma per poterle amministrare dovevano passare per dei tutori, come fossero minorenni. La cosa ovviamente creò parecchi guai lasciando i neo-ricchi in balìa di vere e proprie “truffe legalizzate”, fino all’epoca dei tanti e ripetuti omicidi.
Tre sono i personaggi chiave durante tutte le tre ore e mezza di film: Ernest Burkhart (interpretato da Leonardo Di Caprio) – che qualcuno ha definito un avventuriero alla Barry Lyndon – arrivato in Oklahoma dopo essere rimasto ferito durante la prima guerra mondiale, nipote di William “King” Hale (interpretato da Robert De Niro), l’artefice dei suddetti orrori, e Mollie (interpretata dalla bravissima Lily Gladstone), Osage benestante che sposa Ernest e, resta vittima del raggiro.
E tre sono gli atti classici, come tutte le opere di Scorsese: la presentazione, l’ascesa e l’invitabile caduta.
Come mi hanno fatto notare c’è un finale che potrebbe rimandare a Woody Allen e agli sceneggiati radiofonici di “Radio Days”. Un omaggio inconsapevole alla maniera dell’altro regista newyorkese?
Intense sono le sfaccettature dei personaggi: William “King” Hale a tratti sembrerebbe essere veramente amico degli Osage, Mollie è divisa tra le due culture e forse innamorata veramente del marito nonostante sia chiara la sua complicità.
Ernest Burkhart, apparentemente il più sempliciotto, è forse il personaggio più complesso da interpretare: debole e ingenuo ma contemporaneamente spregiudicato, incapace di emanciparsi dallo zio, pur innamorato della moglie. Come ha detto una mia amica, nonostante la sua palese bravura, forse gigioneggia un po’ troppo con mascella in avanti alla Marlon Brando.
Certo la lunghezza del film è a mio avviso un handicap: io stessa ci ho riflettuto un po’ prima di andare a vederlo. Credo che una quarantina di minuti in meno avrebbe giovato alla concentrazione dello spettatore. Ciò non toglie che Scorsese è uno dei registi viventi più bravi e i suoi attori meritano tutti l’Oscar.

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