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relazioni politiche, dal quartiere al mondo

Cécile, una voce inattesa

28 Luglio 2013
di Letizia Paolozzi

Quando ho visto Cécile Kyenge abbracciata da Giorgio Napolitano al giuramento del governo Letta e poi in una delle Photo Opportunities di questa compagine che non piace ma neppure dispiace agli italiani, ho pensato: “Bé, è una novità”. Come fu, immagino, per la prima donna che entrò in Magistratura nel 1963. E’ una scelta questa della ministra per l’Integrazione, che immagino abituerà lo sguardo e dunque, mi sono detta, sarà utile per combattere tutto il brutto della mente umana in termini di intolleranza, di paura dell’altro, di violenza. 
Poi è arrivata la frase di un ex ministro della Lega che varò la legge con la quale votiamo: tanto inutile quanto dannosa benché nessuno riesca a cambiarla. Lanciata per titillare i peggiori istinti del suo elettorato (e se gli sospendessero il diritto di voto per cinque anni a questi elettori?), l’autore deve rimangiarsela. Non lo fa volentieri. D’altronde, anche il segretario Roberto Maroni si contorce. Adesso arriva il lancio di banane alla festa del Pd di Cervia. Non rivendicato.
Questi gesti all’incirca li avevo messi nel conto. Quella che invece mi è suonata una primizia è la presa di distanza della ministra Kyenge: “Con la gente che muore di fame e la crisi, sprecare cibi così è triste”. Seria, ironica, veramente una voce inattesa.

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