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Microcritiche/ La vecchiaia delle “eterne ragazze”

11 Aprile 2012
di Letizia Paolozzi

Marina Piazza, “L’età in più. Narrazione in fogli sparsi”, Ghena, 2012.

Il libro di Marina Piazza è diviso in due parti: nella prima disegna fatiche, conflitti, scoperte che l’hanno portata a essere quella che è. Passaggi da una casa all’altra, interesse per le trasformazioni sociali, curiosità per le figure femminili, gorgheggi del nipotino, lavoro di sociologa, esperienza nelle istituzioni.
Nella seconda, è in questione la (sua) vecchiaia. Si possono avere dei progetti in quegli anni che la società descrive come fragili e dipendenti? Marina risponde con una citazione di Sting: “Vecchio sì, adulto mai”.  Anche se non è facile “perché nella vita delle donne la relazione (con i figli, i mariti, gli amanti, le altre donne) ha assunto sempre una posizione centrale e il mettere al centro il sé, ritessere le relazioni da questa posizione, e quindi ricollocarsi nel rapporto con il lavoro, l’affettività, con le relazioni in modo diverso può comportare un lavoro aggiuntivo”.
L’autrice questo lavoro aggiuntivo l’ha accettato. Con il risultato di far incontrare giovinezza e vecchiaia, personale e politico, privato e pubblico in una tessitura che è poi la storia comune delle “eterne ragazze” del femminismo.

 

 

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