Domenica a Piazza del Popolo quello che mi ha colpito di più è stato lo striscione naif del comitato Uomini casalinghi, che recitava: “le donne al lavoro, gli uomini al focolare”. A reggerlo uno sparuto quanto coraggioso gruppo di uomini che partecipavano interessati al meeting di Snoq (www.senonoraquando.eu ), desiderosi di esserci e condividere speranze e programmi con il vasto movimento di “Se non ora quando?”, che è riuscito anche se con difficoltà a mantenere l’impegno dato nel raduno di Siena, organizzare una manifestazione in inverno (anzi più manifestazioni, visto che le donne si sono radunate in molte altre piazze italiane) e diciamo anche senza la spinta esasperata di un paese stanco, come eravamo nello scorso febbraio.
Non sono d’accordo con Franca Fossati, quando scrive che la copertura mediatica è stata scarsa: dato il momento di crisi, il sovrapporsi delle notizie nazionali e internazionali, credo che sia sabato che lunedì i giornali hanno dato conto e tutto sommato trattato bene l’evento. Mentre condivido appieno il senso di indeterminazione che in questo momento i messaggi di Snoq trasmettono. Sarà che sono esigente oppure che la delusione politica è tale da proiettare ogni desiderata sul movimento, ma sono convinta che bisognerebbe insistere con maggior forza su alcuni punti da porre nell’agenda politica di Snoq. Non che non siano importanti le battaglie per i congedi di maternità e per il riconoscimento dello ius soli, ma a supporto di esse ci sono imponenti comitati e gruppi che già si muovono e nel caso del secondo anche una raccolta di firme per cambiare la legge (a proposito, perché non c’era un banchetto per la raccolta a Piazza del Popolo?). Occorrerebbe essere più incisive, mi piacerebbe che ci si ponesse come obiettivo il raggiungimento del reddito di cittadinanza (più trasversale di così… ), tema che ritornerà con l’introduzione della flessibilità nei luoghi di lavoro; o anche che si raggiungessero accordi nazionali con le associazioni di donne straniere per il riconoscimento dei diritti per colf e badanti e che in qualche modo legasse italiane e straniere al momento della dichiarazione dei redditi (detrazioni maggiori, per esempio). Penso che sia cruciale un rapporto più stretto con le lavoratrici straniere in Italia, una fetta sostanziosa del lavoro nazionale, un contributo imprescindibile al welfare delle donne, come è stato più volte definito in piazza.
So che decidere una agenda politica molto definita rischia di ridurre la portata trasversale del movimento, ma non farlo porterebbe a una riduzione naturale della compagine dei gruppi, collettivi e associazioni che fanno parte di Snoq. E in ogni caso si avvicinerà il momento di fare delle scelte, non di essere pro o contro qualcosa quanto piuttosto propositive di istanze che rappresentino i bisogni e le esigenze di tutte le donne, non solo le madri, per esempio. Perché se questo è un paese in cui non ci sentiamo rappresentate, nella fotografia di un gruppo come Snoq vorrei tenere conto anche delle single, che magari non hanno bisogno del congedo di maternità, ma del diritto di potersi assentare dal lavoro per altri lavori di cura; o anche del diritto a una qualità migliore dei percorsi di studio e di avviamento al lavoro, che interessa le giovani, poco presenti in verità alla manifestazione.
E infine mi piacerebbe sentir parlare della casta, nel senso che mi piacerebbe interrogare le donne delle Camere per sapere chi di loro fa parte della compagine che difende a oltranza i propri privilegi, oppure esiste una “sensibilità di genere” , disposta ad accettare qualcuno dei sacrifici che al resto del paese vengono imposti, marcando appunto una differenza con i colleghi dell’altro sesso.
Esiste, insomma, una casta al femminile? Vorrei che la domanda la ponesse un movimento, il più estesamente possibile.
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