Da circa quattro mesi molte donne (degli uomini riferiamo poi) discutono preoccupate del silenzio delle donne sul Papi-gate. Ne parlano anche, il 12 agosto scorso, la direttora dell’Unità Concita De Gregorio con l’economista Nadia Urbinati. E si chiedono: perché le donne tacciono sull’uso osceno del corpo delle donne nell’odierna politica italiana?
Il loro sasso, lanciato in quello che si credeva fosse lo stagno del silenzio, è finito invece in un fiume in piena di parole, proposte, analisi e ormai anche di migliaia di firme arrivate all’appello di Repubblica che si intitola “Quell’uomo ci offende, fermiamolo” e di cui sono autrici Michela Marzano, Barbara Spinelli e Nadia Urbinati. Ora poi anche Rosy Bindi è stata subissata di messaggi dopo l’offesa del macho Berlusconi che l’ha ovviamente attaccata sul corpo.
Non tutte però hanno avvertito questo silenzio. Anzi. Da subito sono fioccate proteste dirette all’Unità, a altri giornali, sui blog e negli incontri pubblici, sempre di più da settembre.
Ma di quale silenzio parliamo?
Concita stessa, che dialogava con Nadia e tutti gli interventi che ne sono seguiti (Muraro, Ravera, Bocchetti, Vassallo, Caputo, Rodano, Ombra…) stavano lì a dimostrare quante parole giravano sul Papi-gate. E da molto tempo.
Ida Dominijanni da fine aprile, cioè dal compleanno di Noemi Letizia in poi, non ha perso un colpo nel ribattere, sul manifesto, a ogni sortita del premier e degli altri politici, ha riferito di parole femminili sul tema e ha pure intervistato Patrizia D’Addario, la escort che – parlando – ha dato il via all’inchiesta.
Del resto Dacia Maraini sul Corsera, ma anche Daria Bignardi su Vanity Fair (e molte altre giornaliste e scrittrici) si erano già schierate a favore della donna da cui tutto ha avuto inizio, Veronica Lario. Lei ha usato la propria autorevolezza di moglie per dire, tra l’altro, che non poteva più stare accanto a un uomo che frequentava minorenni e aveva una simile considerazione delle donne in politica. E persino Barbara Berlusconi ha preso cautamente le distanze dal padre.
Eppure tante donne – in buona fede – per mesi hanno avvertito con angoscia un’assenza femminile sulla vicenda. A me pare che l’unico vero, profondo, silenzio femminile è stato tra le donne dei sindacati e dei partiti, tutti: bisogna infatti aspettare fino a luglio per trovare un interpellanza delle elette alla Camera, prima firma quella di Livia Turco, dove si chiede a Berlusconi di riferire in Parlamento sulle sue frequentazioni. Non ce ne siamo accorte in molte, a dire il vero.
E qui la questione tocca i media e i maschi che, in vistosa maggioranza, li dirigono: ben poca notizia fanno tuttora le prese di posizione delle donne, il loro pensiero, le analisi. In troppi se non ci vedono in piazza, ci rimproverano di essere zitte, finite, senza seguito. Ma, per fare un esempio, quanta rilevanza è stata data alla staffetta dell’Udi contro la violenza che da un anno gira su piazze e strade italiane? Questa è mala fede, signori. (Le eccezioni ci sono sempre per fortuna).