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Microcritiche / Odissea thriller di una sindacalista

4 Ottobre 2023
di Ghisi Grütter

LA VERITÀ SECONDO MAUREEN K. – Film di Jean Paul Salomé. Con Isabelle Huppert, Grégory Gadebois, Alexandra Maria Lara, Yvan Attal, Benoît Magimel, Marina Foïs, Pierre Deladonchamps, Geno Lechner, Gilles Cohen, François-Xavier Demaison, Yves Heck, Francia 2022. Sceneggiatura di Jean Pail Salomé con Fadette Drouard, fotogrfia di Juliet Hirsch, musiche Bruno Coulais.

La verità secondo Maureen K.” è un film che mostra un’odissea narrata come un thriller – ispirata alla storia vera di Maureen Kearney (interpretata dalla bravissima Isabelle Huppert), raccontata nel libro “La Syndicaliste” di Caroline Michel-Aguirre. Un dramma quotidiano che racconta la violenza (fisica, politica, legale), con uno stile originale, alternando il genere crime a quello di denuncia sociale.
Maureen è al suo sesto mandato come rappresentante sindacalista del CFDT (Confederazione Francese Democratica del Lavoro), degli operai della fabbrica Areva. Aveva scoperto che l’azienda stava delocalizzando il settore nucleare in Cina con la conseguente perdita di 50.000 posti di lavoro in Francia, e stava portando avanti le sue battaglie. Maureen decide di denunciare questo progetto al pubblico e si scontra con il nuovo amministratore delegato di Areva, Luc Oursel (interpretato da Yvan Attal). Informa, quindi il Ministro e prende perfino appuntamento con il neo eletto Presidente Hollande.
Nel 2012 Maureen viene ritrovata dalla donna delle pulizie nel seminterrato della sua casa nella banlieue di Parigi, dove vive con il marito (interpretato da Grégory Gadebois) e con la figlia Julie (interpretata da Alexandra Maria Lara): legata a una sedia, con un berretto in testa calato sugli occhi, la lettera A scolpita sulla pancia con un coltello e il manico conficcato nella sua vagina.
Questa è la scena con cui inizia il film, e inizia anche l’odissea legale nella quale da vittima viene messa sotto accusa, non creduta e sospettata.
La polizia e gli inquirenti abituati a schemi mentali e pregiudizi (se l’è cercata?) scavano nel passato della rappresentante sindacale e trovano varie “fragilità” pregresse (stupro subito a vent’anni, alcoolismo, psicoanalisi, ecc.) per cui finiscono a non credere a nulla di ciò che denuncia, fino ad accusarla di reato simulato.
Ci sono voluti anni di battaglie legali, processi, ricorsi in appello, cambio di avvocati per avere finalmente giustizia. Purtroppo il vero colpevole non è mai stato trovato.
Così afferma il regista in un’intervista di Fabien Lemercier: «Raramente avevo visto una via crucis così brutale, sfociata in un attacco estremamente violento, sia fisicamente che psicologicamente. Era diverso e, dal punto di vista cinematografico, significava che il film avrebbe dovuto diramarsi a un certo punto. Si parte con i toni del thriller politico, poi, dato che c’è un attacco di estrema violenza che sconvolge il personaggio e gli cambia la vita, si passa a un thriller psicologico e al ritratto di questa donna. Ho pensato che fosse un movimento interessante e piuttosto nuovo nel cinema» – e più in là, interrogato a proposito della dimensione femminista: «[Maureen] vive tutto questo perché è una donna, ma anche perché era di un ceto sociale diverso. Si muoveva in mezzo a tutti questi uomini di potere che spesso avevano frequentato le stesse scuole (ENA, Polytechnique, Les Mines, ecc.), ma non faceva parte di questo mondo. Maureen Kearney pensava di farne parte perché lavoravano insieme, perché all’epoca la pace sociale ad Areva era importante e lei poteva ottenerla, e perché l’energia nucleare doveva funzionare. Ma il giorno in cui ha oltrepassato i limiti, questo ambiente le ha ricordato che non faceva parte di questo mondo. Penso che a un certo punto debba essersi sentita intoccabile, e lo ha pagato caro».
Il film presenta varie note locations parigine antiche e moderne – ad esempio il Ministero delle Finanze a Bercy degli anni ‘80 – ed è stato presentato con successo in concorso nella Sezione Orizzonti di Venezia 2022.

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