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relazioni politiche, dal quartiere al mondo

In una parola / Tutti i russi sono nostri nemici?

1 Settembre 2022
di Alberto Leiss

Pubblicato sul manifesto il 30 agosto 2022 –

La “logica” perversa della guerra rischia di contaminare le menti di molti e molte. È la logica dell’odio, e quando le cose vanno male, si ha paura, e si capisce sempre meno di quanto ci capita intorno e minaccia la qualità delle nostre vite, odiare un nemico procura importanti soddisfazioni.
Il nemico è cattivo, noi siamo buoni, o almeno migliori di lui. Inoltre il nemico si adatta bene al ruolo di capro espiatorio. Sue sono le colpe di quasi tutto quello che va male, dalla crisi energetica e il caro bollette, ai rischi nucleari, e chissà, anche al fatto che molti disgraziati e disgraziate scappano non solo dall’Ucraina, ma da tanti altri paesi, cercando rifugio dalle nostre parti.
Pensieri tristi che suscita l’ultima discussione di natura bellica: l’Europa deciderà forse di vietare ai cittadini russi di viaggiare nelle sue libere contrade nei prossimi giorni. In questo senso spingono i paesi che confinano con la Russia e che vivono più da vicino il conflitto in Ucraina: accolgono milioni di profughi che scappano (e ricordano episodi spesso terribili nello storico rapporto con Mosca).
La premier estone Kaja Kallas è tra le più decise: “Sono favorevole al divieto di viaggio in tutta l’Ue per i cittadini russi fino alla fine dell’aggressione russa. Prima di tutto, è una questione di credibilità e di chiarezza morale dell’Ue mentre crimini di guerra di massa, forse un genocidio, si stanno svolgendo ai suoi confini”. Dunque l’enorme responsabilità dell’aggressione decisa da Putin, dal suo governo e dai suoi generali, va attribuita indistintamente a tutto il popolo russo? Kallas appartiene a un partito che si dice “liberale”: queste sue proposte sarebbero un esempio di “chiarezza morale” che hanno un nesso con una qualche idea di libertà?
Il cancelliere tedesco Scholz ha frenato, ricordando che tra i numerosi cittadini russi che vengono nei paesi Ue molti lo fanno proprio perché contrari alla guerra. La sua ministra degli esteri sembra incline a qualche “compromesso”. Grecia e Cipro hanno detto un chiaro “no” perché beneficiano di importanti flussi turistici dalla Russia. Orban, da buon filo-Putin dichiarato, non ci pensa nemmeno. Ma anche all’Alto rappresentante per la politica estera Ue, Josep Borrell, bloccare indistintamente i visti ai russi non sembra “una buona idea”, ma si possono aumentare i controlli ecc.
Viste più da vicino anche questioni drammatiche possono diventare esercitazioni burocratiche. Intanto non andrebbe dimenticato che già, con Putin, un migliaio abbondante di esponenti del putinismo, colpiti da sanzioni, non possono viaggiare nella Ue. Ci sono poi distinzioni tra chi viene per turismo, chi per lavoro, chi chiede asilo ecc.
È anche evidente che la diversità di opinioni a cui abbiamo accennato è condizionata da interessi economici e geopolitici, prima di tutto. In questo caso dobbiamo rassegnarci a pensare che sono opportune le molte divisioni interne all’Europa che si autodefinisce unita?
Avrei preferito che qualcuno agitasse ragioni morali più “chiare” di quelle invocate dalla prima ministra estone. Per esempio che proprio perché c’è una guerra mostruosa nel “cuore dell’Europa”, alla fermezza della condanna di Putin si dovrebbe saper unire il più forte desiderio di pace e di dialogo con tutti i cittadini russi che si possono incontrare. Sapendo che anche migliaia di ragazzi e di famiglie russe stanno pagando col sangue la scelta dissennata e criminale del proprio governo. E sapendo anche – ma questa è solo la mia opinione – che all’esito attuale di un conflitto aperto in quel “cuore” da molti anni, non è estranea una colpevole miopia occidentale.

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