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relazioni politiche, dal quartiere al mondo

Minacce, cautele e toni acuti: le parole della crisi

17 Luglio 2022
di Letizia Paolozzi

Non sarebbe la prima volta che in Italia la legislatura termini anzitempo ma mai come adesso, a due giorni dall’intervento di Mario Draghi alle Camere con la possibilità che si vada a votare anticipatamente, la cosa provoca minacce di sfracelli e acutissimi toni di riprovazione.
Forse non è il momento più adatto per il voto e però si suppone che alla scadenza naturale della legislatura la guerra sarà conclusa, il Covid scomparso, l’inflazione battuta?
Si fa intendere che alla scadenza anticipata dei seggi, al contrario, la democrazia è minacciata. Proprio la “spiritosaggine” del tweet del vicepresidente del Consiglio di Sicurezza della Federazione russa Medvedev (foto di Johnson e Draghi, due premier che si sono dimessi, con l’interrogativo su chi sarà il terzo) che lavora a scuotere gli equilibri dei governi europei, suggerisce che queste nostre bistrattate democrazie possiedono una loro reattività: è escluso invece che Putin metta fine alle sue imprese.
Si legge dunque che il voto anticipato colpirà soprattutto i soggetti più deboli: il perché continuino a essere deboli nonostante le azioni di questo governo non viene spiegato. Si da un colpo al cerchio descrivendo quanto siano sciagurati i 5 Stelle, poi si fanno disperati tentativi di tirare fuori una frittata dalle uova rotte. Si fa notare che Draghi ha avuto una fiducia ampia e forse si dimette perché non vuole essere lui a affrontare la crisi a ottobre (ah, un uomo dal prestigio internazionale che abbandona il campo!). Si proclama che i 5 Stelle sono nel marasma, poi che senza i 5 Stelle si va al voto; si interpreta il discorso di Conte via facebook come “ uno spiraglio”, quindi che ha sbattuto la porta a ogni possibilità. La crisi viene spiegata (e rimpicciolita) attraverso il termovalorizzatore di Roma infilato nel “decreto Aiuti” quando ci sarebbe stata necessità di indicare altre soluzioni più immediate e meno avvelenate per la Capitale.
Questo elenco così sintetico da un’idea di quante parole si sprecheranno da qui a mercoledì. Che servano a scongiurare le elezioni del 2 o 4 ottobre non è sicuro.

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