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relazioni politiche, dal quartiere al mondo

In una parola / Si può curare l’infantilismo aggressivo?

8 Aprile 2022
di Alberto Leiss

Pubblicato sul manifesto il 5 aprile 2022

Il Papa a Malta ha citato una frase di Giorgio La Pira, pronunciata mezzo secolo fa, in piena “guerra fredda”, contro il rischio di un conflitto nucleare: “…lo scontro di interessi e di ideologie che scuotono l’umanità in preda a un incredibile infantilismo, restituiscono al Mediterraneo una responsabilità capitale: definire di nuovo le norme di una misura dove l’uomo lasciato al delirio e alla smisuratezza possa riconoscersi”. Francesco ha aggiunto: “Sono parole attuali: quanto ci serve una “misura umana” davanti all’aggressività infantile e distruttiva che ci minaccia, di fronte al rischio di una “guerra fredda allargata” che può soffocare la vita di interi popoli e generazioni! Quell’“infantilismo”, purtroppo, non è sparito. Riemerge prepotentemente nelle seduzioni dell’autocrazia, nei nuovi imperialismi, nell’aggressività diffusa, nell’incapacità di gettare ponti e di partire dai più poveri”.
I nostri media si sono precipitati a sottolineare che il Papa, pur non nominandolo, si riferiva a Putin. E questo è vero: le sue parole erano rivolte prima di tutto all’autocrate e aggressore russo. Ma ha anche detto che gli “imperialismi” sono più di uno, e che questa orrenda guerra in Ucraina “si è preparata da tempo con grandi investimenti e commerci di armi”.
Non mi imbarco in una disputa geopolitica. Anche se questo “pezzetto” di una guerra mondiale che è in atto da tempo rischia molto più di altri “pezzetti” di produrre una catastrofe globale, o – al “meglio” – un’era di falsa pace sempre più armata, ai danni dei più deboli.
È quel termine, infantilismo, che mi ha colpito. Lo riferisco istintivamente al protagonismo, al linguaggio e ai comportamenti politici degli attori maschili di questo scontro, a cominciare da Putin, ma senza escludere Biden, che si era già lasciato sfuggire un “killer” indirizzato al capo russo ben prima che l’Ucraina fosse aggredita e che lo ha deliberatamente definito un “macellaio” che non può governare. Molti altri esempi si potrebbero fare.
L’acutizzarsi dello scontro bellico tra i palazzi delle città e i delitti osceni che produce, il rincorrersi delle frasi sulla potenza delle armi, sul disprezzo di chi la pensa diversamente, sulle vittorie senza compromessi come unico modo di far cessare il fuoco, vedo che purtroppo hanno un effetto consolatorio per molti uomini che mi sembrano vivere un disagio fatto di rabbia, paura, perdita del senso di sé, immaturità. Insomma: aggressività infantile…
È un male curabile?
C’è un aspetto antropologico della guerra: nei secoli sembra aver riguardato soprattutto i maschi, costretti nelle più diverse culture a riti di iniziazione sanguinosi, spesso mortali. Destinati al mestiere delle armi. Ai miei tempi il servizio militare maschile era obbligatorio, e ricordo che si sentiva dire spesso: ti farà diventare uomo!
Le donne di “Se non ora quando – libere” hanno rivolto un appello ai vertici della Ue (pubblicato integralmente domenica dall’Avvenire) perché in vista di un più forte ruolo dell’Europa – non esclusa una vera difesa europea – si organizzi un servizio civile obbligatorio per giovani uomini e donne.
Noi maschi dovremmo appoggiare con forza questa proposta, forse con qualche specificazione: un servizio civile europeo di cura (cura delle persone che ne hanno bisogno, dell’ambiente, della conoscenza delle differenti culture, della propria consapevolezza…), obbligatorio per noi uomini, facoltativo per le donne, che già si preoccupano di metterci al mondo.
Non sarebbe, finalmente, un gesto importante per cominciare a inverare un’altra civiltà, libera dalla guerra e dai nostri pericolosissimi infantilismi?

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