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Microcritiche / In vino veritas (et felicitas?)

26 Maggio 2021
di Ghisi Grütter

UN ALTRO GIRO – Film di Thomas Vinterberg. Con Mads Mikkelsen, Thomas Bo Larsen, Lars Ranthe e Magnus Millang, Maria Bonnevie, Helene Reingaard Neumann, Danimarca 2020. Sceneggiatura di Thomas Vinterberg e Tobias Lindholm –

Un altro giro” del regista danese Thomas Vinterberg, ha debuttato virtualmente a Toronto e a San Sebastián, è stato presentato alla Festa del Cinema di Roma, e poi ha ottenuto il Premio Oscar 2021 come Miglior Film Internazionale.
La storia si svolge attorno alla scuola di un piccolo paesino portuale della Danimarca, dove quattro colleghi docenti festeggiano il quarantesimo compleanno di uno di loro.
C’è Tommy (interpretato dal bravissimo Thomas Bo Larsen), il professore di educazione fisica, che vive da solo con un vecchissimo cane che non cammina più, deve quindi prenderlo in braccio per portarlo a fare i bisogni fuori. C’è anche Nikolaj (interpretato da Magnus Millang), il festeggiato professore di psicologia che vive con la giovane moglie e tre maschietti nati uno dopo l’altro, che sono ancora piccolissimi e gli fanno la pipì nel letto.
Poi c’è Peter (interpretato da Lars Ranthe), il professore di musica che vive anche lui da solo, ha varie avventure con le coriste, ma non è riuscito a costruirsi una famiglia. E abbiamo infine Martin (uno splendido Mads Mikkelsen), il professore di Storia, il personaggio messo meglio a fuoco dalla regia. Ha la moglie Maria (interpretata da Maria Bonnevie) che lavora facendo i turni di notte e due figli con i classici comportamenti dell’età adolescenziale, sempre appiccicati allo smartphone. L’insegnamento ripetuto uguale ogni anno e la mancanza di curiosità nell’apprendimento da parte dei giovani, anno dopo anno hanno spento qualsiasi entusiasmo nel lavoro. Una vita monotona dove ogni fine anno scolastico si ripetono gli sempre gli stessi scherzi degli studenti e l’euforia dei diplomati.
Il clima è quello nordico, il cielo quasi sempre grigio è basso, la terra piatta, non ci sono troppi svaghi per i giovani. Unico divertimento è il drinking race, una sfida a chi beve più birre facendo la gita attorno al lago, oppure andare al pub. Per gli adulti c’è un unico (e raffinato) ristorante con vini francesi e aperitivi a base di vodka danese.
Martin in questa routine si spegne ogni giorno di più, è diventato taciturno, noioso, non ha più una vita sociale. Ha difficoltà di incontro e di comunicazione anche con i membri della sua famiglia.
Ma ecco che alla cena dei quarant’anni Nikolaj spiega una teoria: lo psichiatra e filosofo norvegese Finn Skårderud sostiene che tutti nasciamo con una carenza di alcool nel sangue dello 0,5 gr/litro e se la si compensa, con una moderata ubriachezza durante la giornata, aiuterebbe a migliorare la propria vita, la socialità, il lavoro, la creatività e i rapporti sociali. I tre amici decidono di metterla in pratica annotando tutti i risultati della sperimentazione e convincono anche Martin, che sembrava fosse astemio.
Come era prevedibile le cose vanno tutte molto meglio, l’umore cambia completamente e l’atteggiamento nei confronti degli altri diventa più disponibile. I tre docenti riprendono entusiasmo nell’insegnamento e Martin comincia a organizzare delle lezioni accattivanti basate più sui personaggi che sugli eventi. Configurando le personalità in modo divertente, quasi caricaturale, fa notare ai suoi alunni come esimi personaggi storici bevessero come spugne. Così domanda in classe: «Chi votereste fra questi tre? Il primo è un uomo in combutta coi politici corrotti, consulta gli astrologi, ha 2 amanti, fuma come un turco e beve 8/10 martini a sera. Il secondo un uomo rimosso ben due volte dal suo incarico, dorme fino alle 12, all’università si faceva di oppio e beve 1 litro di whisky al giorno. Il terzo è eroe di guerra, vegetariano, non fuma, beve pochissimo, non ha mai avuto amanti». Gli studenti optano tutti per il terzo personaggio ma i candidati sono, in ordine: Franklin Delano Roosevelt, Winston Churchill e Adolf Hitler.
Non voglio raccontare la trama più di tanto, ma è ovvio che il benessere non potrà durare. A mio avviso questa parte del “benessere alcoolico” è eccessivamente lunga e si trascina un po’ troppo, nonostante il film sia girato con una notevole dose di humour.
Il regista Thomas Vinterberg resta uno dei più notevoli esponenti di “Dogma 95” anche se oggi lo si può considerare non più legato al movimento danese. Tutti gli attori sono bravissimi ma ciò che mi ha colpito molto è scoprire, nella bellissima scena finale del film, che Mads Mikkelsen è un ballerino eccezionale, infatti prima di fare l’attore aveva studiato danza alla famosa scuola di Martha Graham.
Molti critici fanno notare che il film non è un inno all’alcool ma un inno alla vita e che il regista vuole proporre alcuni spunti di riflessione su un tipo di società che conduce all’infelicità e alla frustrazione.
Vorrei chiudere con un mio ricordo di molti anni fa quando ero a Helsinki per una decina di giorni in agosto. Lì stavano già accendendo i termosifoni, ciononostante il giorno di ferragosto per le strade c’è stata un’esplosione di macchine, di clackson, di vitalità sfrenata. Il mio amico che viveva lì mi ha spiegato che c’erano solo due giorni all’anno in cui era permesso bere per le strade: a capodanno e a ferragosto. Non è un caso che nei freddi paesi nordici – dove le persone sono più facilmente represse – la gente beva parecchio per sciogliersi e disinibirsi. Spesso si esagera un po’.

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