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relazioni politiche, dal quartiere al mondo

Alla ricerca del tampone (e vaccino) perduto

1 Novembre 2020
di Letizia Paolozzi

Mete agognate di chi vive nella Regione Lazio: Il vaccino antinfluenzale. Il tampone. La risposta della Asl.
Per il vaccino, una volta convinti dalla pubblicità sulle fiancate degli autobus (a Roma, d’estate, verso il 20 agosto comincia ad apparire), è cominciata la tarantella.
Barriera invalicabile, hai più o meno di sessanta anni? Se ne hai di più, sei da rinchiudere. Gnam gnam! Per proteggerti ululò il lupo. Magari a questo punto il vaccino nemmeno ti serve, tanto stai isolato in casa.
Meno di sessant’anni? Paghi pegno e stai fermo un giro (vedi il Gioco dell’Oca): devi procurarti l’impegnativa o ricetta bianca (per carità che sia bianca!) vergata dal medico di base. La porti in farmacia; lì potresti acquistare la dose (sempre che arrivi con la tranche). Poi te la fai magari da solo sulla coscia. Confidenza del signore smanioso: “So’ a rota del vaccino”.
Altra meta vagheggiata: il tampone. Quello rapido tanto rapido non è, dal momento che le case di cura, laboratori, etc. presi d’assalto gli appuntamenti te li fissano dieci o quindici giorni dopo. Con l’eccezione di Fiumicino: una Tahiti dei sogni, un luogo dell’anima dove, benedetti loro, al drive-in in un’ora te la sbrighi.
Per il tampone molecolare, quello “vero”, quello che conta proprio, si richiede “l’uso corretto” della quarantena. Ma la quarantena – dieci, quattordici giorni, di più ancora – scatta da quando ricevi la risposta? Perché conosci una persona che lavora, che non è in malattia, che può perdere il lavoro e che sta ancora isolata senza aver ottenuto risposta al risultato del tampone.
D’altronde, si è capito che l’isolamento cura tutti i mali. Il governo – spiegazione del presidente del Consiglio Giuseppe Conte – è intervenuto appunto per ridurre le occasioni di socialità, i famosi “incontri non necessari” (definizione di Silvio Brusaferro, presidente Istituto superiore della Sanità). “Settori di attività che generano, soprattutto nelle ore serali, afflussi sui mezzi pubblici”. Evidentemente, il profondo nero aiuta la diffusione del contagio.
Più modestamente, ha spiegato il ministro Franceschini che “bisogna mettere ordine nelle priorità. Il tema non è la sicurezza dei luoghi (ndr. cinematografi, teatri, sale da concerto). È ridurre la mobilità delle persone. Quando si governa bisogna anche avere il coraggio di assumere scelte impopolari”.
Ah ‘mbe’ hai capito?
Sarà impopolare o misteriosa la scelta del capo della Polizia, Franco Gabrielli, che le manifestazioni si possono fare ma “in forma statica”? E quella del sindaco di Genova, Marco Bucci, che le passeggiate sono autorizzate “purché non si passeggi senza meta” sarà una scelta impopolare o enigmatica?
Sulle risposte dell’Azienda sanitaria locale, meglio scivolare. Segreterie telefoniche, voci meccaniche, nastri registrati. Mail e ancora mail. Va bé, portate pazienza. Che poi sarebbe la virtù dei forti.

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