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Microcritiche / Dell’amicizia tra due maschi (anzi tre)

3 Marzo 2019
di Ghisi Grütter

DOMANI È UN ALTRO GIORNO – Film di Simone Spada. Con Marco Giallini, Valerio Mastrandrea, Anna Ferzetti, Andrea Arcangeli, Jessica Cressy, Barbara Ronchi, Paola Squitieri, Italia 2019 –

È sempre difficile cimentarsi con un remake specialmente se, come in questo caso, la pellicola originale era un delizioso film spagnolo-argentino che coniugava con garbo, ironia e dramma. Quel film a me era piaciuto in modo particolare quindi non sono in grado di dare un giudizio spassionato sul suo remake italiano senza fare raffronti. “Truman – un vero amico è per sempre” del 2015, infatti, è un film dolce e malinconico del regista barcellonese Cesc Gay, che ha diretto due grandi attori come Javier Càmara – l’almodovariano di “Parla con lei” – e Ricardo Darìn – il popolare attore argentino de “La cordillera” e de “Il segreto dei suoi occhi”. I due interpreti straordinari hanno reso il dramma quasi leggero attraverso pochi dialoghi, sguardi, semplici gesti e sottili emozioni. Non ha invece queste caratteristiche, la trasposizione italiana. In “Domani è un altro giorno”, al di là delle battute, la storia è diventata un po’ troppo struggente in quanto i temi emergenti sono la malattia e la morte, anche se è ancora in primo piano l’amicizia tra i due, descritti in una complicità da giocatori della stessa squadra. Gli autori Giacomo Ciarrapico e Luca Vendruscolo hanno appesantito la storia della garbata sceneggiatura originaria; infatti, il film si regge prevalentemente sull’accoppiata dei due bravi attori Marco Giallini e Valerio Mastrandea, mentre le altre figure (e anche gli interpreti) tendono a sparire completamente. Nel film italiano i due protagonisti mantengono gli stessi nomi (tradotti) di Giuliano, l’attore di teatro, e Tommaso, l’informatico, mentre Truman, il nome del bullmastiff, viene sostituito da Pato, il bovaro bernese, in omaggio ad Alexandre Rodrigues da Silva, un calciatore brasiliano ex attaccante del Milan.
La storia narra di due vecchi amici che si rincontrano dopo parecchio tempo in un momento tragico della vita di Giuliano: ha il cancro e gli rimangono pochi mesi di vita. Tommaso vive ormai da circa vent’anni in Canada, ha moglie e figli e insegna robotica all’Università. Appena saputa la notizia, pur detestando l’aereo, vola immediatamente a Roma per andare a trovare l’amico. Nei quattro giorni della permanenza romana di Tommaso, abbiamo modo di notare varie sfumature nei caratteri dei due protagonisti e vari incastri reciproci nel loro rapporto: più estroverso e istrione l’uno, più contenuto e intimista l’altro. In un delicato gioco di alti e bassi, tra l’umoristico e il serioso, assistiamo alla rappresentazione di un rapporto di amicizia fra maschi, abbastanza raro nella realtà. Così scrive Maurizio Ermisino in Movie player a proposito dei due attori: «Marco Giallini e Valerio Mastrandrea, amici da anni anche nella vita, mettono in scena un’alchimia rara, un passo a due dove il primo è il “comico” e il secondo la spalla, il primo lavora più sulla parola e il secondo sugli sguardi. È un gioco di pieni e vuoti, di vasi comunicanti. È una recitazione fatta di tic, di dettagli, giocata sulla sottrazione. Guardate quel dialogo finale – improvvisato – fatto solo di monosillabi. O quel gioco di sguardi a tre, tra loro due e il cane».
Mentre i luoghi urbani nel film spagnolo sono più allusi che narrati – dal giardinetto di Truman, all’albergo sul vicolo madrileno, fino ai ristorantini di Amsterdam dove i due fanno una scappata per incontrare Nico, il figlio di Julián – in “Domani è un altro giorno”, la vista ingombrante del Colosseo connota la città in modo univoco, privandola di ogni ambiguità e sfumature mentre, nella trasferta a Barcellona dove studia il figlio Leo, troneggia la Torre Agbar , neo monumento contemporaneo inaugurato nel 2005, progettato da Jean Nouvel sulla Diagonal (quella che si chiamava una volta Avenida Generalissimo Franco).
Cesc Gay nel film spagnolo era riuscito a raccontare gli ultimi giorni di un uomo malato senza pietismo né retorica, facendoci commuovere nel profondo ma contemporaneamente anche sorridere, in “Domani è un altro giorno” la presenza scenica del logorroico Giuliano e perfino del suo pianto (non si era mai visto Marco Giallini in lacrime, nota Franco Montini nel Trovaroma de “La Repubblica”), offusca un po’ tutto il resto non permettendo di mettere a fuoco tutta una serie di figure interessanti e di rapporti interpersonali che il protagonista ha intessuto in vari anni. Il film ci fa comunque riflettere sull’importanza delle relazioni fra esseri umani e le altre creature viventi, specialmente gli animali domestici che molto spesso riempiono le solitudini di matrimoni falliti, restano fedeli e non giudicano il narcisismo dei propri padroni. La maggiore preoccupazione di Giuliano è proprio rivolta a Pato e alla futura sofferenza dopo la sua morte.
Il cinema di Simone Spada è garbato, contenuto, non è mai gridato, né sguaiato. E questo è un grande e raro pregio. Peccato però che non abbia elaborato una sua idea originale per il suo secondo film, perché in “Hotel Gagarin”, suo primo lungometraggio, aveva fatto intravedere notevoli possibilità creative che spaziavano dal comico al grottesco fino alla commedia surreale, scegliendo location inusuali e panorami suggestivi.

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