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In una parola / Eccesso (dove cadono i grillini)

11 Febbraio 2019
di Alberto Leiss

Toninelli, Di Battista, Fico

Pubblicato sul manifesto il 5 febbraio 2019 –

Eccesso dal latino excessus, participio passato del verbo ex-cedere ha un significato ben noto: andare oltre la misura giusta, sconfinare in un comportamento inaccettabile, riprovevole, certe volte gravemente lesivo del benessere, dell’intelligenza e dell’incolumità altrui.
Parola che mi è venuta in mente osservando che gli eccessi degli esponenti 5 stelle sono controproducenti. Infatti rendono incredibili anche quelle proprie posizioni politiche che sembrerebbero non prive di qualche ragione.
Prendiamo la vecchia e dibattuta questione della (o del) TAV (treno a alta velocità). Dopo anni di contestazioni dei cittadini e di molti amministratori della Val di Susa, oltre che di movimenti ambientalisti, e di fronte a molte delle valutazioni sui famosi “costi-benefici”, mi sembra ragionevole ritenere un errore quella “grande opera”. (Anche se un Keynesiano ortodosso potrebbe dire che scavare un tunnel per dare lavoro a qualche centinaio di persone, e per farci anche passare un treno, è sempre meglio che scavare buche e basta).
Ma quando l’ineffabile Toninelli dichiara “chi se ne frega di andare a Lione”, emulando il suo avversario-alleato Salvini (lui “se ne fregava” addirittura dell’Europa tutta, con la quale però insieme a Conte ha dovuto venire a patti sulla manovra economica) viene voglia di schierarsi con le educate signore torinesi che quel traforo rivendicano con mite fermezza.
Oppure quando Di Maio e soci rifiutano di associarsi all’”ultimatum” di vari paesi europei a Maduro, perché convochi nuove elezioni presidenziali, con i tradizionali “8 giorni” una volta di prammatica per licenziare qualcuno, tipo la propria domestica: in effetti soffiare sul fuoco di una situazione in Venezuela che sembra sull’orlo di una guerra civile, anche questo appare francamente eccessivo, e si sarebbe tentati di dare ragione ai discepoli di Grillo.
Ma se la battaglia per la “non ingerenza” è condotta dal militante errante Di Battista (la linea europea l’ha definita “stronzata megagalattica”), per il quale Obama era un “golpista”, e che nulla dice sulla condotta assai poco democratica dell’attuale presidente venezuelano, allora viene voglia di ascoltare l’inequivocabile rimbrotto di Mattarella (“chiarezza su una linea condivisa con tutti i nostri alleati e i nostri partner Ue”).
Infine – ma l’elenco potrebbe essere davvero lungo – la questione dell’autorizzazione a procedere contro il ministro Salvini, indagato per “sequestro di persona” nel caso della nave Diciotti. Qui non è chiaro quale sarà alla fine la posizione dei grillini. E se il presidente della Camera Fico afferma che se fosse indagato lui mai e poi mai chiederebbe di evitare il processo, Di Maio appare molto più possibilista. Giornalisti maligni parlano di possibili “scambi” tra il fare scudo al Truce (termine gaddiano riferito al Duce, rinverdito dalle invettive di Giuliano Ferrara contro il capo della Lega) e il possibile blocco della TAV.
Eppure ci sarebbe una soluzione, diciamo così, decentemente onorevole: difendiamo il ministro perché ha fatto una scelta politica e non spetta alla magistratura giudicarla (inoltre non vogliamo far cadere il governo di cui facciamo parte). Però ci dissociamo da quella decisione politica disumana, e da tutte le altre consimili. E’ vero, le abbiamo condivise, anzi siamo stati tra i primi a attaccare e infamare le Ong che salvano i naufraghi, ma ora ci accorgiamo che erano “stronzate megagalattiche”, se non di peggio.
Ma non ci arriveranno. Forse non conoscono un altro significato del verbo ex-cedere: ritirarsi, scomparire.

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