Pubblicato sl manifesto il 22 maggio 2018 –
Ernesto Galli della Loggia e Giuliano Ferrara si sono espressi con toni apocalittici sulla situazione del paese. Siamo a una specie di tragedia nazionale, al di là delle diversità di analisi. Per l’editorialista del Corriere della Sera tutto ha origine – tesi da lui spesso ripetuta – con l’8 settembre del ’43, una “morte della Patria” da cui l’Italia non si sarebbe mai riavuta. L’ex direttore del Foglio, come altri, data l’inizio della fine all’omicidio di Aldo Moro.
Discussione interessante, se valutasse pure quanto ci fosse di fondato, o meno, nelle scelte dei due giornali lungo gli ultimi decenni. Il primo ostinatamente orientato a vedere la soluzione di ogni male nell’adozione di sistemi istituzionali improntati alla semplificazione della rappresentanza e alla “governabilità”. Il secondo sempre convinto della bontà del progetto di Silvio Berlusconi: un soggetto politico – a parte ogni altra possibile considerazione – che imbracciando a fasi alterne la bandiera di un liberalismo cattolicheggiante e persino socialisteggiante, ha prodotto l’affermazione del sovranista-populista Salvini. E ha contribuito, con la manforte di una sinistra quasi costantemente in preda alla confusione, a far trionfare il mistero grillino.
Ma c’è una larga parte del paese che di questi dibattiti non si cura. Vota sempre più volentieri per partiti e movimenti purchè siano anti -“casta”. Guarda programmi al sabato come “Ballando con le stelle”. L’ho fatto anch’io l’altra sera, quando tra molta commozione sono state premiate le coppie vincitrici. Il ballo, in effetti, per chi ci si impegna e anche per chi lo guarda, può essere un’esperienza molto coinvolgente. La musica muove i nostri cuori e i corpi vengono messi in gioco e in contatto con una intensità fuori dal comune.
Questi spettacoli poi, al di là del gareggiare tra personaggi non professionisti più o meno noti al grande pubblico, aiutati da ballerine e ballerini molto esperti, mettono in scena sempre più spesso un grumo di significati relazionali, sociali, emozionali molto più generali. L’attore vincitore di questa edizione, Cesare Bocci – il vice-commissario “sciupafemmine” della serie di Montalbano – ha strappato lacrime a tutti ballando appassionatamente con la moglie Daniela, che ha gravi problemi di mobilità in seguito a un ictus subito anni fa. Molti si aspettavano invece la vittoria di Jessica Notaro, la ragazza colpita con l’acido dal suo ex, che si è rivelata una bravissima ballerina (la giuria “tecnica” non aveva dubbi, ma il “popolo” del televoto ha scelto diversamente), e che ha dato prova di una forza d’animo effettivamente contagiosa.
Ma non basta. Oltre a questi imput di natura etica (aver cura della malattia di chi si ama, reagire alle crudeli violenze maschili) altri “messaggi” sono stati veicolati dall’estetica del ballo. Non deve fare più scandalo per nessuno che il valzer e il fox-trot siano eseguiti da una coppia di uomini, e che il desiderio omosessuale abbia il pieno diritto di esprimersi. Infine, in una serata in cui i corpi (assai belli) delle ballerine vengono esposti con molta generosità, viene contestualmente valorizzato il fascino di una donna che sa sedurre contando solo sulle armi della simpatia, dell’ironia, di una ricca gestualità da marionetta (l’attrice Nathalie Guetta).
I buoni sentimenti sono forse traditi da una macchina spettacolare che punta all’effetto e non va per il sottile?
Forse sì, ma ogni tanto viene voglia di abbandonarsi all’illusione che l’empatia e il tip-tap possano salvarci dall’abisso.