SOLE, CUORE, AMORE – Film di Daniele Vicari. Con Isabella Ragonese, Eva Grieco, Francesco Montanari, Giulia Anchisi, Francesco Acquaroli, 2016. Musiche Stefano di Battista, fotografia Gerardo Gossi, scenografia Beatrice Scarpato, montaggio Benni Atria e Alberto Masi-
“Sole, cuore, amore” è il refrain di una canzone di Valeria Rossi degli anni ’80. Il film Sole, cuore, amore, invece, narra la storia di due giovani donne che, pur vivendo nella stessa palazzina a Torvaianica, conducono vite molto diverse. Eli (la bravissima Isabella Ragonese) tutte le mattine impiega due ore per raggiungere il posto di lavoro: si sveglia alle 4.30 per prendere il pullman dell’Acotral, poi la Metro fino ad arrivare alla fermata Lucio Sestio sulla Tuscolana, per andare a lavorare in un bar-caffè del Quadraro. Ha un marito che si chiama Mario (Francesco Montanari), muratore disoccupato, e ben quattro figli. La sera non torna mai a casa prima delle 22.00 ed è impegnata al lavoro sette giorni su sette per 800 euro al mese, in nero. È orfana ed ha un’unica amica Vale (la brava Eva Grieco) che le guarda ogni tanto i figli, aiutando la più grande a fare i compiti (specialmente quelli di matematica). Vale, invece, è una ballerina-performer che, in coppia con una partner (Giulia Anchisi), danza in alcuni luoghi improbabili, prevalentemente di notte, creando coreografie contemporanee suggestive, rese maggiormente intense dalla complicità delle luci artificiali.
È proprio nel racconto tra queste due vite parallele ma dissimili che il film trova le sue motivazioni d’interesse. Una delle due – quella che possiamo definire “neorealista” – non si ribella e, nonostante la ripetitività di una vita faticosa, continua a privilegiare il suo senso della famiglia, il suo amore per i figli e per il marito che, a sua volta, cerca di proteggerla, ma è pieno di sensi di colpa per la sua impotenza economica. Lei, infatti, trascura perfino la sua salute per riuscire a portare a casa i soldi con cui riescono più o meno sopravvivere. Eli è inoltre una persona solare, nel suo lavoro è sempre sorridente, simpatica con i clienti e gentile con gli altri lavoranti, ma il suo padrone (Francesco Acquaroli) sembra pretendere troppo da lei arrivando perfino a detrarle i soldi per i ritardi dovuti al mal servizio dei mezzi pubblici e non concedendole mai un permesso, minacciandola implicitamente di licenziamento.
Vale – l’altra vita che possiamo definire post-moderna e che denota nuove professionalità – al contrario, viene da una famiglia benestante, ha abbandonato la madre per ricercare una sua strada, una sua identità, anche sessuale, che non ha ancora individuato chiaramente. È una ragazza introversa, taciturna e un po’ scorbutica, che non ha molti amici e che non tollera i soprusi.
Il film parla di gente comune, non di proletariato né di piccoli delinquenti, di una fascia media di gente perbene, così come ce ne sono tante, di lavoratori precari, saltuari o pendolari che affollano autobus e metro per un misero stipendio. Molte persone sono andate a vivere fuori città prevalentemente per i costi delle abitazioni. Questa nuova classe sociale rappresenta una grande fascia ampliatasi dopo la crisi economica del 2008 (ma che in Italia sembra non essersi conclusa). Anche la città mostrata rappresenta una nuova utenza: il Quadraro – quartiere periferico mostrato sugli schermi in costruzione da Vittorio De Sica ne Il tetto del 1956 e, ultimato, da Pier Paolo Pasolini in Mamma Roma del 1963 – con la chiesa di S. Giovanni Bosco, sembra essere diventato una nuova centralità urbana.
Daniele Vicari così dice in un’intervista «Il paesaggio che ho descritto è quello che io definisco “interzona”, non la periferia sfigata governata da spacciatori e tossici e neppure il centro borghese: piuttosto è quella situazione ambientale media, “normale” in cui vive la maggioranza delle persone. Il vero problema è che questo luogo è diventato sintomatico di un mondo che abbiamo reso inadatto agli esseri umani. E questo è un paradosso».
Il film era stato presentato in anteprima lo scorso ottobre alla Festa del Cinema di Roma, ma è uscito solo in questi giorni nelle sale. Presenta un bel montaggio ritmato sulle musiche scelte e/o composte da Stefano di Battista.