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Microcritiche / Conflitto di coppia in interno

20 Gennaio 2017
di Ghisi Grütter

DOPO L'AMOREDOPO L’AMORE – Film di Joachim Lafosse. Con Bérénice Bejo, Céndric Kahn, Jade e Margaux Soentjens, Marthe Keller. Fotografia di Jean-François Hensgens –

L’économie du couple, il più efficace titolo in originale è un kammerspiel ben diretto e ben interpretato. Film leggermente claustrofobico, è girato con pochi piani-sequenza tutti all’interno dell’elegante appartamento di Marie (Bérénice Bejo) e Boris (Céndric Kahn), coniugi in crisi in attesa di separazione effettiva. La casa è un appartamento open space a piano terra con giardino, probabilmente vicino a Bruxelles, con un parquet di legno chiaro, luminoso, arredato con mobili antichi e sedie moderne. Marie e Boris sono i genitori di due deliziose gemelle (Jade e Margaux Soentjens) e cercano di trovare i propri spazi senza far pagare il prezzo alle bambine. Naturalmente ciò non è facile perché i rancori, i fastidi e le intolleranze di Marie si scontrano con la vita meno strutturata di Boris e la difficoltà di una vita di “separati in casa” aumenta progressivamente con i turni e le regole imposte prevalentemente da Marie.
È anche velatamente uno scontro di classe in cui la donna è una borghese benestante che ha comprato la casa grazie ai soldi dell’eredità lasciatale dal padre, mentre lui è un operaio che ristruttura appartamenti in prima persona con un lavoro fisico, così com’è anche più fisico il suo rapporto con le figlie.
La rappresentazione dei due protagonisti è implacabile e ne tratteggia i difetti senza prendere posizione né dover far scegliere allo spettatore. A turno si parteggia per l’uno e per l’altra: lei è rigida e antipatica, lui però è inaffidabile e inattendibile. Nessuno dei due ha torto, entrambi hanno ragione. Lei gli rinfaccia di aver dovuto mantenere la famiglia per quindici anni a causa degli scarsi guadagni di lui, a questo punto, lui le rinfaccia il lavoro, il tempo – più di tutto l’amore – impiegato nella ristrutturazione della casa. Inutili sono i consigli della giudiziosa madre di lei (Marthe Keller) – unica apparizione solare – che ogni tanto viene a prendersi cura delle nipotine. L’unica scena all’aperto è quella finale che mostra i protagonisti seduti a un tavolino di un bar al momento del divorzio.
Bella è la fotografia di Jean-François Hensgens e indovinata la colonna sonora dalle sonate di Bach alle musiche di “Bella” di Maître Gims.
Joachim Lafosse è un regista belga quarantenne al suo settimo lungometraggio, che mette sempre al centro delle sue ricerche la famiglia letta come luogo di tragedie maturate quotidianamente, così come aveva già fatto in Proprietà privata del 2007 (anche lì i figli gemelli). Il film Dopo l’amore è stato presentato a Cannes 2016 nella sezione “Quinzaine des realisateurs”.
L’unico vero problema per lo spettatore è che in questi giorni pieni di terremoti, slavine ed emergenze climatiche, non si ha tanta voglia di stare dietro ai turbamenti di una coppia borghese sull’orlo della separazione.

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