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Dominique Strauss -Kahn, libertino ineguale

27 Febbraio 2015
di Bia Sarasini

imagesC’è un’unica cer­tezza che viene dall’andamento dal pro­cesso che ha visto come impu­tato eccel­lente Domi­ni­que Strauss-Kahn, l’ex pre­si­dente del Fmi, impu­tato in Fran­cia di sfrut­ta­mento aggra­vato della pro­sti­tu­zione. Che uomini potenti, e anziani, pos­sono imma­gi­nare che le donne che si pre­stano al loro desi­de­rio ses­suale, non pro­pria­mente misu­rato, lo fanno per libera scelta, senza alcuno scam­bio eco­no­mico. Insomma, loro non fanno uso di pro­sti­tute. E se altri ne met­tono gene­ro­sa­mente a loro dispo­si­zione i corpi e i ser­vizi, non sono tenuti ad accor­ger­sene. Anzi, pre­fe­ri­scono di no.

Un esito che rie­cheg­gia quanto affer­mato nel dispo­si­tivo del pro­cesso Ruby, qui in Ita­lia. Per DSK la sen­tenza arri­verà il 12 giu­gno. In ogni caso il pro­cesso del Carl­ton, così hanno tito­lato nelle scorse tre set­ti­mane i media fran­cesi, ma anche quelli ame­ri­cani, pre­senti mas­sic­cia­mente a Lille, dove si è svolto il dibat­ti­mento, sem­bra avere un esito sicuro: il pro­scio­gli­mento di DSK, come ha chie­sto lo stesso procuratore.

Carl­ton è l’hotel di Lille in cui ha avuto luogo “l’orgia” al cen­tro del pro­cesso, così deno­mi­nata da avvo­cati, giu­dici e dallo stesso Strauss-Kahn, insomma l’incontro ses­suale plu­rimo di alcuni uomini, amici di DSK, e alcune donne. Tutte pro­sti­tute. E que­sto era il punto forte, in realtà debo­lis­simo, dell’accusa. Che ha costruito il pro­cesso intorno alla tesi che DSK non poteva non sapere che le donne con cui ha eser­ci­tato la sua ses­sua­lità “più bru­tale di quanto viene con­si­de­rato nor­male”, come ha detto lui stesso, fos­sero pagate per le loro pre­sta­zioni. Visto che “l’orgia” era stata orga­niz­zata dagli amici per il di lui pia­cere. Una tesi che il ritiro di due donne, entrambe ex-prostitute, dalla costi­tu­zione di parte civile, ha fatto crollare.

Que­sta la sin­tesi di un fatto di cro­naca, che ha poco inte­res­sato i media ita­liani. Chissà, forse per­ché esau­sti dopo anni di caso Ruby, o forse per inaf­fron­ta­bili dif­fe­renze cul­tu­rali. Un conto è spa­rare in prima pagina le “cene ele­ganti”, un altro orge a base di sodo­mia vio­lenta. Que­sto il liber­ti­nag­gio, intorno al quale hanno discet­tato avvo­cati, intel­let­tuali, lo stesso DSK, che ha detto che non aveva motivo di pen­sare di avere a che fare con pro­sti­tute, il fatto stesso che si tro­vas­sero lì ne faceva delle “liber­tine”, cioè donne libere che libe­ra­mente sce­glie­vano sesso violento.

Que­sto è il cen­tro della vicenda. A col­pire prima i giu­dici che hanno for­mu­lato le accuse, poi i milioni che hanno seguito il pro­cesso, sono state le testi­mo­nianze delle donne. Che hanno par­lato di richie­ste ina­spet­tate, di dolore, di lacrime. Per­ché è vera­mente di scarso inte­resse quale natura sia la ses­sua­lità di DSK, che si ricor­derà fu costretto a dimet­tersi da pre­si­dente del Fmi nel 2011, in seguito a una denun­cia di vio­lenza ses­suale da parte di una came­riera nell’albergo a New York, denun­cia che portò al suo arre­sto imme­diato, e da cui in seguito è stato assolto, per ritiro della denun­cia. Quello che mi sem­bra impor­tante affron­tare sono alcune con­se­guenze impre­vi­ste della libertà fem­mi­nile, e che in que­sta vicenda sono adom­brate, anche nella sua ambi­guità giudiziaria.

La meno pre­ve­di­bile era che l’ampia dispo­ni­bi­lità delle donne al sesso, non abbia visto dimi­nuire il mer­cato ses­suale. Anzi, il set­tore è in cre­scita costante. Ciò signi­fica che, almeno in Occi­dente, seb­bene le donne non stiano più lì a difen­dere il bene pre­zioso della ver­gi­nità, da tenere in serbo per il migliore matri­mo­nio, gli uomini con­ti­nuano a pra­ti­care e cer­care con pro­pria sod­di­sfa­zione il sesso a paga­mento. Dico gli uomini, per­ché i clienti sono loro. La richie­sta di gigolò esi­ste, come esi­ste un turi­smo ses­suale fem­mi­nile. Ma le cifre sono minime, non con­fron­ta­bili. La cosa curiosa è che per­fino uomini potenti sem­brano pre­fe­rirla, almeno in certe cir­co­stanze. Anche se fanno finta di no. Forse quando il desi­de­rio è incon­te­ni­bile? Dall’altra parte, è per­ché sono libere che alcune donne scel­gono di pro­sti­tuirsi. Cioè scam­biare denaro con l’offerta di ser­vizi sessuali.

Vor­rei essere chiara. Non parlo qui della tratta, dalla schia­viz­za­zione, del traf­fico di minori, che copre circa l’ottanta per cento del mer­cato ses­suale. Non ne parlo per scelta, per­ché invece vor­rei almeno nomi­nare alcuni aspetti che spesso riman­gono nasco­sti, quando si parla di pro­sti­tu­zione. Che riguar­dano l’aspetto sociale del con­tratto ses­suale (come lo defi­ni­sce Carol Pate­man) tra donne e uomini. Senza dub­bio è in corso di ride­fi­ni­zione. Ma in che ter­mini? Jade, la pro­sti­tuta che ha testi­mo­niato nel pro­cesso di Lille, ha par­lato di richie­ste che non erano nel con­tratto. Le “liber­tine” che par­te­ci­pano a una par­touze orgia­stica, met­tono nel gioco anche il dolore, anche le lacrime, sosten­gono i loro part­ner. Tra le molte rifles­sioni sti­mo­late dalla per­si­stenza della pro­sti­tu­zione, tra le più urgenti mi sem­bra capire come si può cam­biare lo scam­bio tra donne e uomini. Uno scam­bio ine­guale. La ric­chezza è tut­tora in mano agli uomini.

Pubblicato dal “manifesto il 26 febbraio 2015

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