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Una partitura noir di Irene Némirovsky

21 Settembre 2014
di Ghisi Grütter

imgresIn occasione della giornata europea della cultura ebraica e nell’ambito delle rappresentazioni “DONNA SAPIENS La figura femminile nell’ebraismo” è stato presentato un adattamento di parole e musica tratto da Jézabel di Irène Némirovski presso la Casa Dei Teatri, nella cornice di Villa Doria Pamphilj in Roma. Una bravissima Lisa Ferlazzo Natoli ha letto (e cioè recitato) il romanzo breve della Némirovski accompagnata dal sassofono – e dal clarinetto nel finale – di Gabriele Coen.
Jézabel, scritto nel 1931 in forma di noir, ci presenta la bellissima e misteriosa Gladys Eysenach, una donna borghese, ricca, intelligente, colta e cosmopolita, pronta a fare qualsiasi cosa pur di non rendere pubblico il suo segreto… ma cos’è esattamente che lei tiene gelosamente celato? L’età? Il fatto che abbia, oltre a un figlio naturale, anche un nipote? Una volta ricattata Gladys arriverà perfino a uccidere sotto l’impulso della rabbia.
Irene Némirovski, così come farà anche in Suite Francese, romanzo pubblicato postumo, descrive quasi sempre la figura femminile materna in modo critico. Il rapporto (o meglio l’assenza di rapporto) che la scrittrice aveva avuto con sua madre la condiziona e attraversa le descrizioni delle figure femminili spesso erudite, benestanti e cittadine del mondo, ma con poca predisposizione a prendersi cura di altri oltre a se stesse. Così com’è palese il narcisismo della capricciosa protagonista di Jézabel, il suo terrore di invecchiare e la paura di rimanere sola.
Irène Némirovsky è una scrittrice nata in Ucraina nel 1903 da una famiglia borghese benestante (il padre era un finanziere ebreo) ma dovettero scappare nel 1918 prima in Finlandia, poi in Svezia con tutta la famiglia. Un anno dopo furono esuli in Francia dove Irene diventò una parigina di adozione studiando Lettere all’Università della Sorbonne. Cominciò a scrivere le prime novelle da giovanissima nel 1923. Nonostante si fosse convertita al cattolicesimo nel 1039 fu perseguitata dalle leggi razziali fino a essere deportata ad Auschwitz dove morì nel 1942.
Il manoscritto del suo romanzo Suite Francese, nella cornice dell’invasione tedesca, è stato miracolosamente salvato dalla figlia e sarà pubblicato solo nel 2004. Si tratta di una specie di “poema sinfonico” immaginato articolato in cinque parti, come una vera e propria suite musicale. Irène però, ne scrive solo le prime due parti Temporale di Giugno e Dolce, e benché complete – presentano un inizio e una fine, e possono essere lette come due romanzi separati- avrebbero dovuto formare la “grande epopea francese” assieme alle altre tre. Il romanzo ha ottenuto il prestigioso premio letterario Renaudot e tradotto in trentotto lingue ha ricevuto un gran successo internazionale di pubblico.

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