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relazioni politiche, dal quartiere al mondo

Il successo di Matteo, il suicidio di Maria

31 Maggio 2014
di Letizia Paolozzi

url“Non mi fido però…”; “Mi fido ma…”; “Aspettiamo a vedere…”. Intorno alla vittoria di Renzi, al di là dei vari commenti sul Pd partito-stato, partito-pigliatutto, partito-contenitore, nuova Dc. E sulla sua “ mutazione antropologica” o sulla continuità con il berlusconismo in salsa giovanilistica, sul bluff, sulle promesse alle quali finora sono seguiti pochi fatti: se dunque, al di là di queste interpretazioni, interrogate le amiche (gli amici) che l’hanno votato, collezionerete tante spiegazioni.
Eppure qualche filo è possibile provare a tirarlo. Intanto: la “sorpresa femminile”. Significa che la differenza deve in qualche modo manifestarsi. In effetti “una donna al Quirinale” esorta il presidente della Repubblica. Questa democrazia maltrattata ha bisogno di rifarsi il trucco.
Indicativa la foto di Maria Elena Boschi, ministro per le Riforme e i Rapporti con il Parlamento, di ritorno dall’Africa con treccina opera di un bambino congolese portato in Italia ai genitori adottivi. Che vi sembra: una Madonna salvatrice e, contemporaneamente, uno spot pubblicitario governativo?
Veniamo ai dieci milioni di lavoratori dipendenti che hanno toccato con mano ottanta euro in busta paga. In prossimità delle elezioni europee. Anche qui, astuzia propagandistica, abilità comunicativa del premier oppure segno concreto di attenzione verso chi percepisce mille euro al mese?
Deve aver funzionato a vantaggio di Renzi la sensazione che sì, con lui è stato dato il colpo di grazia al partito pesante, novecentesco, ideologico. Abbandono della “ditta”; si affloscia la concezione del partito di massa. Di quel partito erano sopravvissute le parti peggiori (i rituali, il potere senza autorità). Al momento, nessuno si preoccupa di perdere anche le parti migliori di una storia, di un passato.
Dopodiché, a Renzi è servito il “pericolo Grillo”. I media hanno sguazzato nella demonizzazione e il leader pentastellato ci ha messo del suo con le urla anti-sistema e il plastico del castello di Lerici dove avrebbe chiuso dietro le sbarre giornalisti, politici, imprenditori.
Campagna elettorale sbagliata. L’ex sindaco di Firenze ha colto la palla al balzo. Noi del Pd rassicuriamo. In effetti, si era già dichiarato lontano dalla concertazione. Aveva preso le distanze dal sindacato senza andarsi a sedere in prima fila all’Assemblea annuale della Confindustria.
Intanto, fioccano i “Ci metto la faccia” e “Cambio l’Italia, cambio l’Europa”. Il berlusconismo nonché un certo antiberlusconismo paiono al tramonto. Noi (cioé il Pd renziano) non vogliamo fagocitare le forze politiche minori ma offriamo una semplificazione del sistema.
Nel frattempo ecco il ricambio del personale politico. Come mostra la squadra renziana (minoranza compresa) nella notte della vittoria. Foto di ragazze e ragazzi poco impacciati, normali, sorridenti. L’immagine di un Pd che non pensa più di battere gli avversari politici per mezzo delle procure? Dopo anni di caccia alla “casta”, di parlamentari considerati pendagli da forca, si potrebbe addirittura perdonare a Renzi il linguaggio becero della “rottamazione”, se questo è l’effetto che fa.
E poi volete mettere la sottile vendetta ottenuta con questo voto in primis da Italia e Grecia nei confronti degli austerissimi parenti del nord Europa? Ci hanno accusati di rappresentare la rovina economica e adesso siamo la salvezza politica dell’Unione. Tanto per omaggiare il Partenone, paragonateci alle Cariatidi di Bruxelles. Mentre i cugini francesi che ci hanno sempre inflitto lezioni di serietà, ora hanno da pelare una gatta di nome Marine.
Una come me che Renzi non l’ha votato, sa che la politica oggi deve tenere conto della libertà individuale. La libertà ha a che fare con i desideri, l’inconscio, la storia individuale. Ma, appunto, non si basa su identità collettive astratte, dentro e fuori dai partiti, bensì sul vivere delle singole persone in relazione con altri, altre.
Qualche giorno fa Maria Baratto, dipendente del polo logistico nolano della Fiat, in cassa integrazione dal 2008 nel reparto confine, si è suicidata. Al funerale nessun rappresentante Fiat, delle istituzioni, dei sindacati (tranne gli amici, iscritti come lei allo Slai Cobas) mentre a Nola, i cassintegrati, i licenziati Fiat, cosparsi di vernice rossa, si sono stesi a terra per imitare dei “morti ammazzati”.
Ecco, se l’ex sindaco di Firenze e il suo governo non guarda cosa succede a Nola, se smarrisce le radici nel mondo del lavoro, della giustizia sociale, significa che è molto lontano dalla realtà.

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