È possibile l’amore tra due anziani? E il desiderio quanto ci imbarazza? Ma poi, è plausibile che si trovi ancora la voglia di mettersi in gioco?
Iris ha 79 anni, C. tre meno di lei. Si sono conosciuti in un bar, che sta proprio sotto lo studio di C., psicoanalista colto e raffinato, e l’appartamento di Iris, che vive sola, senza allegria né tristezza. È una donna indipendente, solitaria, un poco algida nel suo lucido contemplare il mondo attorno a sé. E ha una figlia con la quale non ha affinità. Del resto, molti anni prima, l’ha abbandonata insieme con il padre per seguire un uomo seducente e volubile. Su quella storia Iris, una volta liquidata dall’amante e prima di tornare a casa da marito e figlia, ha scritto l’unico romanzo della sua vita,Storia di un amore. A differenza dello scrittore protagonista del recente film di Sorrentino, La grande bellezza, Iris non ha alcun rimpianto per il successo arriso al proprio unico libro e mai più riprodotto. Forse perché, secondo la figlia, avrebbe dovuto titolarlo Storia di una puttana borghese? Più probabilmente perché ha sigillato il suo cuore, come a non voler più azzardare né la gioia né il dolore.
Iris, ci racconta Lidia Ravera nel suo nuovo romanzo Piangi pure, è però già stata capace di mettere a rischio la propria esistenza per una passione e non nutre sensi di colpa, malgrado sia palese che né la figlia né il marito l’abbiano mai perdonata. Neppure questa volta si tira indietro e a quasi ottant’anni scopre di amare C., malato grave un po’ insofferente alle solerti cure della giovane moglie. C. – un personaggio simpatico e molto ben tratteggiato- è attirato dall’ironia intelligente di Iris, alla quale inizialmente fornisce il consiglio di scrivere un diario per combattere i sensi di morte che la pervadono senza però affliggerla troppo.
Iris scrive il diario, raccontandoci appunto, quasi con reticenza e stupore, la nascita di questa sorta di amore, che pudicamente evita di chiamare innamoramento: ma si tratta di un legame appassionato e indispensabile a entrambi, malgrado lo stupore di chi li guarda, prima tra tutti la stramba nipote ventenne di lei, figlia trasgressiva della sua moralista figlia. Ravera osa insieme a Iris e ci persuade della possibilità dell’amore a ogni età. Questo ci riempie, in fondo, di speranza, tanto che le lacrime del titolo sono più di gioia che di dolore. Dalle chiacchiere al bar i due anziani passano agli incontri e, dopo tre anni, quando scoprono di amarsi, persino agli “assalti carnali”, come scrive con espressione un po’ antica Lidia, che sa usare un linguaggio convincente per due protagonisti appunto anziani. Del resto tutto il romanzo è scritto molto bene, le parole cadono precise come pietre sia per dire l’amore sia per dire la malattia e la morte. Un romanzo unico nel paesaggio italiano attuale, un testo pregiato e originale che si legge con partecipazione assoluta.
Ha scritto sull’Unità Sandra Petrignani, amica di Ravera e anche lei scrittrice: “Piangi pure è il libro più bello che Lidia abbia scritto: ha tutte le sue qualità e nessuno dei suoi difetti. E non è scritto per intrattenere, ma per aggiungere conoscenza al reale”. Condivido. È un magnifico romanzo che sonda con coraggio territori poco esplorati: Lidia, che in ogni suo scritto, fin dall’esordio del 1976 (Porci con le ali), ha marcato il tempo pagina dopo pagina, cercando di renderlo più lento e meno spietato, qui è come se si arrendesse e sapesse costruire piuttosto che una sfida, un assecondare al meglio il ritmo frenetico dei giorni che passano inesorabili.
Come sempre la scrittrice è anche divertente, arguta, ironica quanto basta ad alleggerire persino i passaggi più difficili, quando il corpo malato di C. si svela completamente e ci turba la sua vulnerabilità definitiva. Iris al contrario sta bene, pur con qualche inevitabile acciacco. E a 79 anni, per amore – è il caso di dirlo – si trasforma: compra abiti nuovi, si rimette a guidare e trova nuove energie per figlia e nipote verso le quali, però, mantiene e anzi rafforza la propria indipendenza. Grazie a Lidia, la storia di Iris non ci pare mai un sogno a occhi aperti, ma piuttosto una vicenda verosimile e ovviamente invidiabile. Dove ci appare chiaro, come raramente accade nella vita, che ci vuole molto coraggio sia per amare che per morire. Ma che una volta trovato, il coraggio, si potrà non solo amare davvero la vita, ma addirittura accettare di morire.
Lidia Ravera, Piangi pure, Bompiani Milano 2013, 366 pagine, 18 euro
Già pubblicato su LetterateMagazine