Sbavature linguistiche della campagna elettorale. Il segretario del Pd, Bersani sulla questione assai intricata della terza banca italiana, il Monte dei Paschi di Siena (della quale ho capito ben poco e comunque mi è rimasta una immagine niente affatto virtuosa del suo localismo da contrade e dell’overdose ai vertici di uomini vicini al Pd), viene attaccato sui media. Reazione: “Se ci accusate vi sbraniamo”.
Il verbo “sbranare” è riferito alle dichiarazioni del premier Monti, di Maroni, Alfano, Grillo (che ha replicato:“non può sbranare perché non ha denti..”) e di altri. Bersani è stato apprezzato da tanti. Finalmente è uscito dall’angolo: reagisce. Dimostra di avere quegli organi genitali maschili che segnalano (simbolicamente) la forza virile?
Eppure, il tempo del “celodurismo” pareva finito.
Invece non è mai morto. Bisogna abituarsi. Da una ventina d’anni questo Paese ha detto addio al linguaggio politico delle “convergenze parallele”. Niente più oscurità, procedimenti felpati, oscuri. Poiché il riferimento dei leaders rimanda al palcoscenico illuminato della tv, servono parole evocatrici di polemica, scontro, duello all’ultimo sangue. Che poi i significati reali siano più chiari, è tutto da vedere.
Se Tarantino, nel fantastico “Django Unchained”, punteggia il film di episodi dove il Male è squadernato in modo estremo (appunto, i cani che sbranano lo schiavo “negro”), il nostro linguaggio politico scivola dall’immaginario allo scontro verbale minaccioso, guerresco.
Sarà utile una simile scelta? I consiglieri dei nostri leader, perlopiù istruiti in America, pensano di sì. Così “io candido vecchi e nuovi guerrieri per combattere” ha minacciato Berlusconi. Intanto Monti ha perso la sua aura ironico-anglosassone. Ora il gioco si fa duro; per giocare bisogna dimostrare di essere duri.
Si è per caso sentita qualche voce femminile che abbia sussurrato alla maniera dello scrivano Bartleby “Preferirei di no”? Silenzio. Eppure, nel centrosinistra hanno sventolato la presenza di tante donne nelle liste (“parlamentari della Repubblica, mica delle bidelle” ha buttato lì Anna Finocchiaro prima di mordersi la lingua).
Un’onda rosa al governo. Nel frattempo, pare che la lista dei Radicali “Amnistia Giustizia e Libertà” nel Lazio, non avendo rispettato l’equilibrio dei sessi e “la democrazia paritaria” (perché aveva messo un numero di donne più alto rispetto ai maschi), resterà fuori dalla competizione. Le regole sono regole. Anche quando l’onda rosa non se ne avvantaggia.