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Da Paestum, pensando a Laura

17 Ottobre 2012
di Luisa Cavaliere

Le avevo raccontato dell’otto marzo con Lea Melandri a Paestum. Dell’idea di Lea di ritornare dopo 40 anni in un luogo che aveva ospitato l’ultimo grande raduno femminista. Da Bologna, alla prima riunione del piccolo gruppo promotore, l’avevo chiamata per raccontarle la discussione (uomini sì uomini no; Sud indifferente scenario per la libertà femminile o condizionatore potente e ineludibile?; radicalità o mediazione; conflitto o rappresentanza?). A Roma L’ultima volta, in una mattina di sole che anticipava l’estate, alla casa delle donne che rivedevo dopo tanti anni. Si sedette accanto a me Elegante come solo lei sapeva essere e come era il suo stile . Mi accompagnò al tassì e mi promise “ prima della fine di giugno vengo con Franca e Letizia” .  Infine  la voce di Barbara Verni  che mi racconta  di Laura sommersa e uccisa forse da un mare troppo agitato e pesante .

A Paestum Cristina Liguori l’ha ricordata con  tenerezza, quella stessa tenerezza che era la cifra di Laura , della sua amicizia, delle sue distrazioni, delle sue inquietudini, dei suoi segreti, del suo lavoro

Nella mia casa dappertutto le tracce del suo rigore autenticamente minimalista, del suo affetto per me, delle nostre differenze. I libri che mi suggeriva di leggere le domande che poneva alla (forse inutile) sapienza che mi riconosceva. Dappertutto la leggerezza quella che regala l’intensità dello sguardo, il suo saper cogliere umanità e debolezze, forza e certezze. Scherzava, impietosa, su se stessa e su chi amava. Le femministe innanzitutto. Le sue amiche romane  legate da una solidarietà che mostra, concreta, la pratica che le lega, nella vita come , e senza alcuna (impossibile) separazione, nel lavoro, nell’impegno.  Di tutte mi parlava cogliendo e accogliendo pregi e difetti.

Veniva nel Cilento portandomi dei buonissimi bastoncini di liquirizia, surrogato profumato delle ormai lontane sigarette. Veniva e correggeva con mano leggera gli errori estetici che, intanto, avevo fatto. Censurava la mia tendenza ai pizzi e ai merletti  Mi portava i documenti, le riflessioni romane. Discutevamo interrotte tante volte dalle mille telefonate  che riceveva.  Mai nessuna impresa ho tentato senza di lei: civiltà delle donne, il filo di perle, e, prima ancora, giacaranda. Non potevo immaginare di non condividere con lei vittorie e smacchi.

La mia amica Laura Gallucci. Trent’anni pieni d attenzione, parole, dolcezza, politica, conflitti.Le devo tanto, tantissimo e mai ho saputo dirglielo. Avrei potuto dirglielo a Paestum Se solo ci fosse stato dato il tempo.

Adesso la penso e sento il dolore di un’assenza che è senza risarcimenti .

Vorrei dedicarle un incontro sulla bellezza. Qui.Dove l’oltraggio forse è più acuto, ma dove resiste la traccia anche delle sue idee. Vorrei ricordarla per tenerla ancora un po’ con me impedendole di diventare un’ombra tenue e lontana.

 

 

 

 

 

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