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relazioni politiche, dal quartiere al mondo

Noi e le egiziane con il velo

11 Settembre 2012
di Loretta Peschi

La nota di Monica Luongo sul film “L’inverno dello scontento”, si chiude con una frase (“una sola donna anziana è mostrata con il velo, le altre a capo scoperto guardano … la telecamera”) che mi sollecita una breve riflessione.

Non ho (ancora) visto il film, ma in Egitto, dove negli ultimi due anni mi sono recata spesso e a lungo per lavoro, ho parlato con moltissime donne egiziane. Ebbene la stragrande maggioranza di loro indossa il velo (per l’esattezza due donne, tra le centinaia da me incontrate, ne erano prive). Non c’è una distinzione di età (ho incontrato donne giovani, adulte, anziane, tutte velate), né di livello culturale (ho incontrato laureate, masterizzate, artigiane, piccole imprenditrici, contadine poverissime, tutte velate).

Ho chiesto lumi alle donne stesse. Mi è stato detto che il velo è una questione di identità culturale, religiosa, e persino patriottica. In effetti Mubarak e la di lui degna consorte impedivano alle donne egiziane di indossare il velo: il farlo adesso è, per loro, un segno di affermazione della propria identità egiziana-islamica e anche un segno di liberazione dal tiranno.

Inutile dire che gli uomini – non tutti, in verità – gongolano nel vedere le loro signore indossare il velo quando escono di casa. E probabilmente sarebbero entusiasti se questo costume fosse reso obbligatorio da una legge, in caso si affermasse nel paese un regime islamico duro e puro (cosa che, oggi, nessuno si sente di escludere).

Personalmente non ho nessuna simpatia per i veli – islamici o cristiani, antichi o moderni che siano – ma penso che se realmente vogliamo aiutare queste donne arabe in un cammino non dico di emancipazione, ma almeno di appropriazione di una cittadinanza piena e uguale, dobbiamo partire dal punto in cui si trovano, non da dove noi vorremmo che si trovassero.

 

 

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