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Microcritiche/I bambini, la scuola e il “politicamente corretto”

30 Settembre 2012
di Letizia Paolozzi

 “Monsieur Lazhar” – film canadese, regia di Philippe Falardeau –

E’ un momento così, nel quale la scuola torna a essere esplorata dalla macchina da presa. “La classe”, “La schivata” sono soltanto alcuni dei film (quelli italiani meglio lasciarli perdere) che girano intorno alla domanda: “Chi ha l’autorità di insegnare”?

Quando poi il dolore è quello della perdita, solo chi se lo porta addosso può riuscirci. In “Monsieur Lazhar” un immigrato algerino, in attesa del permesso di soggiorno, entra come supplente in una scuola elementare di Montreal (Quebec). Il suo passato è segnato da un incendio doloso dove sono morti la moglie, i figli; gli occhi degli allievi sono spalancati sul corpo della maestra che si è impiccata nella loro aula. La perdita provoca senso di colpa, spavento, insensatezza: ma è impossibile nominarla. Non lo vogliono le famiglie (per troppo amore), la psicologa (per ottusità scientista), il personale scolastico (per obbedienza cieca alle regole).

In un mondo sbilenco, ossessionato dalla pedofilia, il grande non può toccare i piccoli: con uno scappellotto, con un abbraccio, spalmandogli la crema contro il sole sulla schiena affinché non si bruci. Su tutto domina il “politicamente corretto”: i piccoli non capiscono, hanno subìto un trauma, devono dimenticare. Eppure Monsieur Lazhar, a costo di perdere il lavoro, gli offre le parole per nominare il lutto. Così riporta alla vita i bambini e anche lui torna a vivere attraverso la grazia delle relazioni.

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