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Candidati/e molto civili. Ma che pensano della Rai?

21 Giugno 2012
di Letizia Paolozzi

Eclettismo della politica. Se per le nomine all’Agcom e all’Autorità garante della privacy si era proceduto con il voto segreto in Parlamento, adesso, per il rinnovo del Consiglio di amministrazione Rai (sette consiglieri di nomina parlamentare), il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, dopo aver annunciato che non avrebbe partecipato al voto per il rinnovo del Consiglio, ha sparigliato le carte chiedendo lumi nonché i due nomi ad alcune associazioni (“Libera”, “Libertà e Giustizia”, “Il Comitato per la libertà e il diritto all’informazione”, “Se non ora quando”).

Potrebbe trattarsi di un messaggio di abnegazione, magari di improvvisazione, o piuttosto il segretario del Pd tiene conto dei sintomi di un distacco dalla politica, di un affievolimento della convinzione, di un rifiuto all’impegno soprattutto se nei pressi degli esecrati partiti?

Potreste prenderlo come un segno di autonomia e se siete maliziosi, di ricerca di consensi in stile Twitter. Con i complimenti di “Repubblica”, giornale-guida del centro-sinistra. Magari Bersani avrà pensato che c’è tutto un mondo che gliela mena a sangue con i partiti impresentabili, lottizzatori, dediti agli inciuci. Proviamo – si sarà detto – anche con la “società civile”, non si sa mai.

Così è andato a bussare alle associazioni, i cento fiori della società civile con i loro obiettivi variegati: c’è quella che rivendica la libertà di manifestazione del pensiero; quella per la difesa della Costituzione, legalità e giustizia; l’altra che si batte per una democrazia paritaria. Obiettivi sicuramente nobili. Resta il dubbio se siano utilizzabili in un Consiglio di amministrazione Rai.

Comunque dalle associazioni sono usciti due nomi: Gherardo Colombo, del pool di magistrati che guidò l’inchiesta Mani Pulite, e Benedetta Tobagi.

Hanno commentato Francesco Saverio Borrelli, ai tempi di Mani Pulite procuratore capo e il suo vice, Gerardo D’Ambrosio, che Colombo “porterà legalità alla Rai” quasi si trattasse di un cda in odore di manette.

Quanto alla figlia del giornalista ucciso dalla “Brigata XXVIII marzo”,  il suo nome è anche venuto fuori nella rosa di sei candidate “sensibili alla democrazia paritaria” proposte dall’associazione “Se non ora quando”.

Intanto, il povero presidente della Commissione di Vigilanza è stato sommerso da ben trecento curriculum arrivati per il rinnovo del Cda.

Per tagliare la testa al toro (chiedendo scusa agli animalisti) non sarebbe stato più interessante domandare ai candidati della società civile: Che progetti avete per la Rai?

 

 

 

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