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Microcritiche/ La donna impossibile di Trevi

27 Febbraio 2012
di Maria Rosa Cutrufelli

Emanuele Trevi “Qualcosa di scritto”, Ponte alle Grazie.

Emanuele Trevi è uno scrittore che si nutre del corpo vivo della letteratura. Anche il suo ultimo libro, un po’ autobiografia, un po’ racconto di un’epoca (l’Italia degli anni Novanta), non fa eccezione. In Qualcosa di scritto  Trevi narra le sue avventure di lavoratore (precario) al Fondo Pier Paolo Pasolini, diretto da Laura Betti. La sua immaginazione si accende a contatto con quella “bestia selvaggia” che è Petrolio, la grande ‘incompiuta’. Un’opera “folle”. Una cronaca “di un processo di conoscenza e di trasformazione”, che Trevi a sua volta trasforma in una specie di pellegrinaggio personale, quasi un percorso iniziatico. Ma la vera protagonista di Qualcosa di scritto è lei, Laura Betti. Una presenza ossessiva e ossessionata. Straboccante. La Pazza, la chiama l’autore dentro di sé (mentre lei, viceversa, non si astiene dal chiamarlo in pubblico ‘la zoccoletta’). Una figura tragica e grandiosa. Una donna impossibile. Che tuttavia possiede “l’ironica consapevolezza del suo essere insopportabile”.

 

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