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relazioni politiche, dal quartiere al mondo

L’ira anti-casta e l’invidia per i ricchi

8 Gennaio 2012
di Letizia Paolozzi

C’è una singolare tigna di alcuni giornalisti che hanno costruito le loro carriere nello spulciare il piè di lista (in senso lato) dei politici. Non che questi giornalisti – i campioni si chiamano Gian Antonio Stella e Sergio Rizzo del “Corriere della Sera”, inventori della gettonatissima “casta” – non siano di per sé bravi e seri ma lo sdegno che hanno saputo suscitare contro i parlamentari marrani sembra gli sia rimasto appiccicato addosso. Tanto che non sanno di cos’altro parlare. E scrivere.

Probabilmente, fanno bene a non schiodarsi da questa tematica suscitatrice di così ardenti rampogne giacché i nostri parlamentari (nonché i consiglieri regionali, provinciali, comunali, la dirigenza Asl e via discorrendo, tutti i protagonisti dello scialo di spesa pubblica) insistono nel procurarsi vantaggi e pregiate agevolazioni.

Casa acquistata a prezzo di favore, appartamento affittato per poche briciole, vacanza in esotico resort, sogliola alle mandorle da euro nove e cinquanta, barbiere, parrucchiere, sconto prima del saldo, saldo cumulato allo sconto, un mix di piccoli e grandi agi che risulta insopportabile agli occhi dei cittadini, cittadine.

Giusto dunque prendersela con la “casta” anche se ne esistono altre. Quella dei magistrati, ad esempio. Quella dei giornalisti di cui alcuni molto pagati, con tre, quattro collaborazioni più rubriche fisse, programmi radio-televisivi. Tuttavia, una volta tenuto fuori il contenzioso sulla previdenza dell’Inpgi (quando ci ha provato la ministra Elsa Fornero l’hanno subissata di fischi), i loro emolumenti dipendono dall’editore. Non dallo Stato. Fino a prova contraria: è il mercato, bellezza! (Anche se tutto il settore riceve i suoi bravi sussidi pubblici).

Allora, hanno ragione i politici (che si difendono con raffronti, tabelle, grafici e rimandi all’Europa) oppure sono nel giusto i giornalisti anticasta?

Senza provare eccessivo trasporto per il dito accusatore – ma quanto  somiglia a quello divino nel Giudizio Universale! – di testate giornalistiche, talk show, piazze pulite, intercettazioni, captazioni di sms, denunce di indennità nonché vitalizi e spiate sulle mete vacanziere, alberghiere, cuciniere, è comprensibile l’antipatia e in crescendo l’irritazione, l’ira di chi fatica a mettere insieme il pranzo con la cena.

Però non è che da una parte stanno quelli che arraffano e dall’altra i cavalieri dell’onestà. Intanto, l’idea che c’era il padrone delle ferriere e i lavoratori dalle mani callose ha sempre avuto un corollario poco sondato: l’invidia sociale. Lotta di classe sì, ma anche sogno di mettersi al posto di…

Bisogna avere letto tanto, pensato molto, riflettuto, meditato, forse rinunciato a raggiungere mete, per non provare un simile risentimento. Adesso poi si è aggiunta una ambigua fascinazione verso il super ricco e la sua meravigliosa vita. Compresi i paradisi e l’evasione fiscale. Talché una lettera di protesta contro Rutelli, Schifani, Casini per le vacanze alle Maldive in una suite di tipo A, è stata spedita da un indignato ospite della suite di tipo B. Le due suite essendo sotto lo stesso cielo e lambite dalle stesse acque.

In fondo, l’esistenza di una società dei ricchi ha provocato insieme agli sbocchi di bile spinte imitative e assestamenti “democratici”. I luoghi un tempo per pochi, sono diventati per tanti: ci vai tu e ci vado anch’io. Sulla Ferrari e sul Suv ci sali tu e ci salgo anch’io, e me la prendo pure in leasing.

C’è un esercito di gente, uomini (e donne), convinti di essersi costruiti da soli. Senza obblighi collettivi. Tra i quali il debito contratto con l’Agenzia delle Entrate.

Solo che l’Agenzia, per dimostrare che le tasse colpiscono pure i ricchi e non solo i disgraziati ai quali blocca l’automobile o pignora la casa, ha deciso un suo spettacolare controllo dei commercianti, degli ospiti, degli abitanti di Cortina. Spera che i malintenzionati se la piantino con i plichi esplosivi. Nel frattempo, ci sono ricchi che dichiarano un reddito di trentamila euro e viaggiano in Maserati e ci sono i poveri che rivendicano “il diritto all’insolvenza” e che vanno a piedi. O in autobus. Ma non nella cittadina ampezzana.

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