La cura, conflitto e creatività

22 Novembre 2011
Intervento all'incontro sulla "Cura del vivere", 30 ottobre
di Katia Ricci

La parola cura è per me legata alla creatività, alla bellezza, alla trasformazione e all’agio dello stare tra donne. Per questo mi sorprende quando le donne mostrano di aver paura di questa parola. Avendo trascorso la prima infanzia in un paesino del Gargano, ho vissuto e ricordo bene quel “resto” del tempo che le donne si ritagliavano, dopo il lavoro nei campi o in casa. Quel resto era il fare dolci, ricamare, creare oggetti utili e belli, tenendo insieme i piani dell’economia, dell’affettività  e della bellezza. Questo spesso avveniva con le vicine sull’uscio di casa ben pulito e spazzato, un dentro fuori, dove passavano persone, che si fermavano a parlare e, dunque era anche un modo per coltivare i legami sociali. Quello spazio intermedio tra pubblico e privato è stata un’invenzione delle donne, proprio come facevano le Preziose, le dame francesi del ‘600.

Cito, come esempi di cura che modifica  la realtà e che è legata alla creatività l’opera “A Clotilde”di Donatella Franchi, che ha trasformato la necessità di occuparsi della salute e della vita  della madre centenaria in un’opera d’arte, in cui ha inserito le fotografie delle mani della madre mentre legge libri e trascrive su foglietti di carta di riso i versi delle poete più amate.

Un altro esempio di cura come forza creativa e relazionale l’ho vista in una scuola elementare di Foggia, dove una maestra, Donata Glori, di fronte ai problemi che la scuola sta affrontando a causa dei tagli operati dalla Gelmini, e a un senso di impotenza che rischiava di deprimerla insieme alle colleghe, ha scelto pratiche politiche vicino alla vita e con le madri e i padri dei bambini hanno deciso di dipingere le aule e di renderle più accoglienti, anche innescando conflitti con chi contrapponeva ragioni burocratiche e di principio.

La parità non solo è un progetto misero per le donne, ma è un ostacolo per gli uomini a cambiare  e a riconoscere “l’eccellenza femminile”, di cui parla Luisa Muraro, che è lo stare vicine alla vita. Il cambiamento degli uomini passa, per me, dall’apprendere dalle donne il valore della cura, cosa che è già in atto, se è vero, come è vero, che sono sempre più numerosi i giovani padri che  felici di prendersi cura dei figli. Mio nipote, per esempio, ha detto ai colleghi avvocati del suo studio che per qualche tempo avrebbe rallentato i ritmi di lavoro per dedicarsi al figlio appena nato.

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