Novi di Modena, 11.473 abitanti, vanta un record : è il primo paese italiano in cui le nascite di bambini figli di stranieri superano quelle di bambini figli di coppie italiane (Repubblica, 26 settembre). E’ una tendenza che si generalizzerà? E’ la riprova che, come molti speravano, saranno gli immigrati a ripianare il calo demografico nostrano?
Niente affatto. Secondo l’ultimo rapporto Istat tra il 2009 e il 2010 le nascite in Italia sono diminuite, dopo la lenta risalita (soprattutto nelle Regioni del Nord) degli ultimi 15 anni. Anche se aumentano le nascite da coppie con almeno un genitore straniero, anche il tasso di fecondità delle immigrate va diminuendo. Insomma: l’Italia continua a invecchiare. Ma il tema resta fuori dall’agenda politica, come se le manovre economiche e le priorità imposte dalla crisi non avessero nulla a che fare.
Letizia Mencarini, che pubblica su ingenere.it un’analisi approfondita dei dati Istat, osserva che le spese per le politiche di conciliazione tra lavoro e famiglia sono viste da noi come un costo piuttosto che come un investimento. In realtà, scrive Mencarini, c’è una sorta di equilibrio tra bassa fecondità, basso coinvolgimento delle donne nel mercato del lavoro, basso coinvolgimento dell’uomo nel lavoro familiare e scarsità di servizi per l’infanzia.
Per la stampa cattolica le ragioni della denatalità non vanno cercate solo nell’economia, ma anche nella mancanza di legami sociali, di vita comunitaria. Nella solitudine della madre (Tempi, 16 settembre). Anche lo psicanalista Massimo Recalcati si chiede: “Cosa resta della madre oggi, se la sua rappresentazione come simbolo di una presenza costante accanto ai figli sembra essere in declino?” Ma qualcosa della madre, nonostante tutto, resta, ed è “la testimonianza che può esistere ancora, nel nostro tempo, una cura non anonima” (Repubblica, 24 settembre).
In declino è “il lavoro di cura come destino obbligato delle donne” scrivono in un documento pubblicato sul nuovo numero di Leggendaria le femministe del “gruppo del mercoledì” (Fulvia Bandoli, Maria Luisa Boccia, Elettra Deiana, Laura Gallucci, Letizia Paolozzi, Bianca Pomeranzi, Bia Sarasini, Rosetta Stella, Stefania Vulterini). In realtà, dicono, “nell’altalena delle donne tra lavoro e vita c’è qualcosa in più. Un resto che socializzazione totale, servizi organizzati, personale a pagamento, non bastano a cancellare”. Oggi “produzione e riproduzione non sono più separabili” ed è questo “prezioso tesoro della cura” a cui le donne non vogliono rinunciare che deve trovare riconoscimento e orientare la politica. Ne trarrebbe giovamento anche la demografia.