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produrre e consumare tra pubblico e privato

Vestirsi per allegria: buon segno?

3 Marzo 2011
Pubblicato su "Europa" il 2 marzo 2011
di Franca Fossati

Trentatrè modelle vestite da femmine, trentatrè vestite da maschi: le une e le altre fascinose e sicure di sé. Così quest’anno Dolce & Gabbana alle sfilate milanesi.
“Risultato? Zero impatto androgeno, alto tasso di sensualità e gran dose di ironia” (Paola Pollo, Corriere della sera, 28 febbraio). E’ d’accordo Daniela Fedi de Il Giornale: “La donna si veste da uomo per diventare più femminile” (28 febbraio).
Vorrà dire qualcosa? E’ ancora vero che la moda anticipi tendenze o, piuttosto, codifichi realtà?
Mentre la cronaca ci angoscia con Yara ammazzata nel prato, mentre ci annoia con la ripetitiva documentazione dei festini di Arcore, in passerella sfilano ragazze che sembrano avere il mondo tra le mani, che “giocano” con i vestiti e sembrano confermare che “di donna non ce n’è una sola” (style.it).
La “carica della donna maschio” infatti non ci parla di creature in fuga dalla propria identità di genere e neppure di donne oggetto: “il maschile al femminile è moderno, parla il linguaggio della strada” (Antonella Amapane, La Stampa, 28 febbraio). E così Angela Missoni si ispira per la sua collezione alla figlia Teresa “che mette le gonne di chiffon con il blazer e gli stivali da motociclista”.
I colori, verdi, rosa, violetti stupiscono anche chi non frequenta solitamente la moda. E non è solo Missoni: “Con un certo abito stanno bene le scarpe beige, invece no, le metti gialle che vai bene, più son sbagliate meglio è” dice Domenico Dolce (La Stampa).
Anche la stilista Anna Molinari (Blumarine) dice basta al total black: “Si può essere affascinanti con una gonna di vigogna grigia, corta o più lunga, secondo l’età, una maglia color fucsia, e perché no, un cappellino ironico e sexy” (crisalidepress.it). Oppure con il poncho rosso e garibaldino di Laura Biagiotti, omaggio ai 150 anni e celebrazione dell’energia femminile. “Siamo la riserva aurea di questo paese” dice la stilista (Il Messaggero, 28 febbraio). Perfino Armani che sceglie abiti “più femminili che mai” dice di voler dare l’idea di “una donna che vuole divertirsi” (Repubblica, 1 marzo).
Sì, a leggere gli articoli sulla moda del prossimo inverno raccontata a Milano, arriva un che di allegria, di libertà. Come se da tanti conflitti e frustrazioni le donne uscissero vincenti. Non scimmiottando gli uomini quando si vestono come loro né prendendosi troppo sul serio quando giocano alla seduzione.
Un’illusione? Lettura forzata di un businnes che deve inventarsi il modo di far fronte alla crisi?
Ci piace credere invece che gli stilisti abbiano colto qualcosa di vero delle donne italiane, alla faccia di chi le dipinge come eterne sconfitte.

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