Ma come vi permettete…Voi che ci chiamate – noi che siamo andate alla manifestazione del 13 febbraio scorso – “strumentalizzate” e (termine di infausta memoria) “utili idiote” di chissà quale congiura antiberlusconiana e/o di un antiberlusconismo ormai esangue, e giustamente messo alle corde dalla sagace e antintellettualistica maggioranza del “popolo” italiano…Ma come vi permettete voi che non avete visto quelle facce allegre e tutt’altro che schiacciate dalla miseria del ricatto maschile…Voi che non avete udito l’urlo liberatorio dopo il “se non ora quando”, disceso come una cascata argentina dall’unico simbolo risorgimentale che parli al popolo romano, ossia il Pincio…Voi che non avete sentito – tra i gloriosi tavolini ma anche sulle scalette dei bagni di Rosati e Canova – i concitati dibattiti tra signori e signore di ogni generazione sulla parola “dignità”…Voi, che vi permettete di ridere della “dignità” come di una muffa da scuotere dai nostri vestiti alla moda…Voi che non pensate che le dimensioni del sacro si annidino là dove uno meno se lo aspetta, e che l’essere insieme costituisca – in certe circostanze che è quasi impossibile stabilire a tavolino – un accesso, spericolato ma affascinante, a questo mistero dell’esistenza umana…Voi che, molto semplicemente, non c’eravate, avete perso una splendida occasione per vedere all’opera quella cosa, molto difficile da raccontare ma molto concreta quando si manifesta qui e ora, che è la differenza femminile.
Piazza del Popolo è stata, per una domenica pomeriggio, un teatro della differenza: Olympe de Gouges, che non c’era – ma per cause di forza maggiore, e per questo la scusiamo – ne avrebbe esultato.