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relazioni politiche, dal quartiere al mondo

Napoli, le donne, il coraggio di ripartire

21 Dicembre 2010
di Franca Chiaromonte

Pubblichiamo l’intervento pronunciato da Franca Chiaromonte sabato 18 dicembre a Napoli, all’incontro organizzato da lei e Anna Maria Carloni sulla vita della città, al quale – con moltissime donne – hanno preso parte anche Rosy Bindi e Lucia Annunziata.

“Non m’ero mai sentito cosi vicino a quel popolo. Io che sempre m’ero sentito straniero in Napoli, non m’ero mai sentito cosi vicino a quella folla…quella folla in cui trovavo calore umano, affetto umano, umana solidarietà. Una sofferenza che l’antichità, la fatalità, la natura misteriosa, facevano sacra, ed in cospetto della quale la mia sofferenza non era che umana e nuova, senza profonde radici nella mia antichità. Una sofferenza senza disperazione, una sofferenza illuminata da una grande, bellissima speranza, di fronte alla quale la mia povertà e piccola disperazione non era che un senimento gretto di cui io avevo onta e pudore”

Curzio Malaparte Kaputt p. 433 Edizioni Adelphi 2009 Milano

Napoli. Il mare bagna Napoli, no il mare non bagna più Napoli. Napoli è bellissima. Napoli è sporca, piena di spazzatura, invivibile.
Napoli è tutte queste cose e molte altre ancora. Anche per questo è difficile dare un giudizio definitivo su Napoli e la sua gente. Difficile dire che tutto si può recuperare come che tutto sia perduto.
A volte tento di aiutarmi con la storia, cercando di trovare tracce, spiegazioni, antropologia di un popolo. E anche lì trovo tutto e il contrario di tutto.
Per chi come me non solo viene a Napoli spesso, ma nasce qui, tra le strade di questa città umiliata da se stessa e dalla sua classe dirigente, lo stupore e la sofferenza per la tragica situazione di questi mesi sono i primi sentimenti che toccano il cuore e quasi ci si sente in colpa di riuscire ancora una volta, e probabilmente per sempre, ad ammirare oltre quei cumuli di immondizia, di godere ancora delle sue belle chiese e palazzi, del suo barocco roboante, di quelle antiche case signorili del centro storico al cui interno vive il grande borghese accanto al popolino.
Sì, perchè a differenza di altre grandi città a Napoli il centro non è abitato solo dai ricchi che ostentano le proprie ricchezze, ma anche da quel popolo che anima in maniera così caratteristica i suoi stretti vicoli e rumorosi mercati.
Sono anche loro, carichi anch’essi di contrastanti brutture, che rendono Napoli quella che è!
Insomma dire che questa città, il suo mare, i suoi colori, i suoi presepi, la sua allegra gente ci commuove sembra una bestemmia di questi tempi, eppure per me è ancora così.
Poi c’è il resto, una percentuale enorme nell’insieme.
Le infinite infiltrazioni camorristiche, gli ospedali che non riescono a coprire le necessità della sua gente, la paura che si ha ad uscire di giorno e di notte, la disperante povertà in cui versano tante famiglie, l’immondizia.

Per me è difficile dire tutto questo non solo perchè qui sono nata ma perchè, in quanto persona di sinistra, io stessa rappresento il fallimento di una lunga stagione di governo.
E lo dico con molta fatica non solo per le relazioni affettuose e personali che mi legano a gran parte della vecchia classe dirigente, ma anche perchè a causa della mia malattia sono stata costretta a disinteressarmi concretamente di quello che accadeva e che accade in questi giorni.
Di questo soffro e me ne scuso.
Ma ciò non mi impedisce di partecipare sentimentalmente a tutto questo nè tantomeno mi esclude dalle tante responsabilità che la sinistra ha avuto ed ha nella attuale difficile situazione di Napoli.
Si può dire, al contrario di una vulgata a mio avviso superficiale, che i napoletani ci hanno provato sul serio a risollevarsi ed a prendere tra le loro mani la città e il suo destino affidando, a livello comunale, provinciale e regionale, e per moltissimi anni, a noi della sinistra di realizzare questo obiettivo.
Siamo noi che abbiamo fallito e che abbiamo deluso le loro aspettative e il desiderio di cambiamento. Spetta a noi farcene carico, in primo luogo dicendolo.
Se oggi a Napoli non si fa la differenziata è responsabilità del comune e di nessun altro dato che i punti di raccolta dell’umido esistono e sono vuoti!
Potrei continuare, ma forse non è questo il luogo adatto.

Ed infatti se insieme ad Annamaria abbiamo pensato a questo appuntamento è anche per dire altro, per parlare di un mondo, neppure troppo sotterraneo, di reti, associazioni e relazioni che esistono ancora in questa città e che vedono le donne al centro e protagoniste.

E’ ormai da diversi giorni che anche le più importanti testate giornalistiche tentano di sottolineare che nella città di Napoli esiste una piccola classe dirigente di donne che nelle piccole e medie imprese, nelle associazioni cittadine e di quartiere, nelle piccole reti di solidarietà, oggi a dirigere il San Carlo, tentano di lavorare sottolineando ancora una volta che le energie femminili sono preziose e che esiste una città che resiste.
E’ a queste donne ed a questa vivace rete cittadina, che dobbiamo fare affidamento. E’ da loro che dovremmo ripartire, da noi donne e dalla nostra capacità di relazione e di buona gestione.
Non lo dico solo perchè a mio avviso non esistono altre alternative, ma perchè alle donne ed alle loro capacità ho sempre creduto.
Mi piacerebbe dunque che quello di oggi fosse l’inizio non solo di una riflessione. Vorrei che a partire da qui noi riannodassimo quei rapporti sociali e quelle relazioni sentimenali. Se abbiamo fatto in questo campo un errore è stato quello di interromperci in un percorso avviato che appare oggi non solo sensato e coraggioso, ma politicamente praticabile.
Non esistono scuse, serve solo il coraggio di ripartire da qui!

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