Locale / Globale

relazioni politiche, dal quartiere al mondo

Come il “settore” donne affronta la crisi politica

16 Novembre 2010
di Letizia Paolozzi

Vediamo. Nello scenario confuso della crisi politica ormai squadernata i sondaggi danno al 46% il numero di quanti (e quante) vorrebbero elezioni anticipate. Di questo 46 % molti vanno ripetendo che importante è liberarsi di Berlusconi. Speriamo che siano al corrente che nelle elezioni l’attuale premier sa dare il meglio di sé. E se vincesse di nuovo la colpa sarebbe degli italiani immorali, o del fatto che Berlusconi parla proprio il linguaggio degli italiani?
Non so perché si crede che la scadenza elettorale possa taumaturgicamente sciogliere il groviglio irrisolto di contraddizioni di questo Paese: Sud asfissiato dalle immondizie e con una classe dirigente (tranne alcune eccezioni: vedi la Puglia) indecente; debito pubblico sempre più alto; legge elettorale sbagliata, per questo ribattezzata Porcellum; alta disoccupazione. In generale, un umor nero di strati sociali diversi.
Il convincimento di Vittorio Feltri, intervistato sul” Corriere della Sera” è che “tanta gente si è stancata delle sue questioni sessuali”. Magari Berlusconi è al tramonto, con la sua angoscia machista di una svalorizzazione della virilità. Non è chiaro però se sia in via di sparizione il berlusconismo, vale a dire le macerie della Prima Repubblica, dal momento che la corruzione, l’immobilismo, l’occupazione del potere, la crisi di autorità della politica sono ancora di fronte a noi.
Ora succede che dentro la crisi di autorità della politica siano coinvolte anche le donne. Dicono: le donne sono tornate indietro. Non faccio che sentirlo ripetere da politiche (di centrosinistra), intellettuali, giornaliste.
Viviamo in una società popolata di escort e ragazze immagine?
A parte il disconoscimento di un mondo dove le donne sono le attrici principali del cambiamento, la prostituzione non è scomparsa trenta anni fa, con il femminismo che sfilava nei cortei, per ricomparire con il regime berlusconiano. Certo, il campo della prostituzione si è diviso tra italiane (negli appartamenti) e straniere (sulle strade), spesso costrette a prostituirsi dai trafficanti. Ma le une e le altre esistono ancora come offerta giacché c’è domanda, e la domanda è un problema della sessualità maschile.
Berlusconi di suo ci ha messo l’esibizione, lo sbandieramento pubblico, l’eccesso. E’ un “uomo malato, aiutatelo voi che gli siete più vicini” scrisse su “Repubblica” Veronica Lario.
Troppo vi siete occupate, care amiche femministe, delle presenze femminili a Arcore e a Palazzo Grazioli?
Veramente, un pezzo del femminismo ha provato a declinare il rapporto sessualità-denaro-potere. E questo è stato l’inizio, piaccia o non piaccia a quanti lamentano la confusione tra pubblico e privato, del declino del Cavaliere.
Avete accettato che la donna tornasse a essere oggetto, ha rimproverato Rosy Bindi parlando all’ assemblea in preparazione della Conferenza delle donne Pd, dove ha spiegato che lei non si è mai impegnata nel “settore” donne. Non avevo mai sentito parlare del mondo femminile come della classificazione tra libri di storia medievale e moderna in una biblioteca, oppure di un qualche catalogo merceologico….
D’altronde, conosco uomini (e donne) che pur avendo idee differenti, hanno scritto libri e articoli in riconoscimento e lode della dignità femminile. Ma il desiderio di raccontare la società delle donne come debole, oppressa, a quanto pare è troppo grande per venire represso.
Che fare, allora?
Il Pd conclude che bisogna “inserire le quote nella democrazia paritaria”. Bersani che con il “settore” donne pare anche lui non avere grande dimestichezza, annuncia minaccioso: “Se qualcuna, alla Conferenza, mi dice che non è d’accordo sulle quote, ci divertiamo”. Senza rendersi contro che esiste una letteratura, un pensiero, una pratica politica – e non un capriccioso e femmineo rifiuto – sul modo di intendere il problema.
Se le donne devono adeguarsi al modello maschile, se la mela viene semplicemente divisa in due, se si abolisce simbolicamente la polarità maschile/femminile, dove va a finire la differenza dei corpi sessuati, cioè il fatto che siamo diverse dagli uomini e che questo è – dovrebbe e potrebbe essere – un vantaggio per la società?
Temo però che il segretario del Pd, tutto preso dalle formule dei futuri governi, non ci abbia ancora granché riflettuto.

Featuring Recent Posts WordPress Widget development by YD