Rosa / Nero

uomini e donne nella cronaca di tutti i giorni

Un passeggino alle Nazioni Unite

11 Luglio 2010
Pubblicato il 7 luglio 2010 su "Europa"
di Franca Fossati

Annamaria Buono, di Legnano, scrive a Repubblica (4 luglio) di un suo viaggio sul treno Freccia rossa, quello usato quotidianamente da chi si sposta per lavoro tra Roma e Milano. Il fatto è che lei era con il suo bambino, ma sul treno è difficile trovare spazio per il passeggino. E i fasciatoi? Neanche l’ombra. C’erano, una volta, ma sono stati eliminati perché troppo pericolosi. Per fortuna suppliscono i tavoli del ristorante.
Piccoli inconvenienti?
Certo, ma che mostrano come i bambini non siano previsti, non siano pensati. Non sui treni e neppure nei ristoranti e nei supermercati. Più in generale nelle città, figuriamoci nei luoghi di lavoro. In Italia. Dove si parla e si straparla di maternità e famiglia. In altri paesi d’Europa per i bambini e le loro madri le cose vanno decisamente meglio e i luoghi pubblici sono accoglienti anche con chi è sotto il metro di statura. Talvolta basta una lettera a un giornale per rivelare qualcosa della mentalità nazionale.
Passando dal “micro” al “macro”, scoviamo, ignorata dalla grande stampa, la notizia dell’intervento di Mara Carfagna all’Onu, alla sessione annuale del Consiglio economico e sociale. La diseguaglianza rallenta la crescita economica, ha ricordato la ministra e ha elencato le misure del governo per potenziare i servizi per le madri lavoratrici e per favorire la conciliazione tra maternità e lavoro (il VELINO.it). Ma si è dimenticata di dire, ad esempio, che in metà del paese mancano gli asili nido e soprattutto manca il lavoro alle lavoratrici. Sia chiaro: la crisi ha colpito tutti e per le donne-madri la situazione era difficile anche prima che governasse il centro destra.
Negli stessi giorni all’Onu è stata ufficializzata, dopo quattro anni di dibattiti, una nuova super Agenzia. E’ la Un Women e dovrà aiutare i 192 paesi dell’Assemblea generale a eliminare (o almeno ridurre) le diseguaglianze di genere. Probabilmente la guiderà Michelle Bachelet, l’ex presidente cilena, “che darebbe all’agenzia quel sapore di sud del mondo importante per evitare che si sospetti che essa sia una creazione dei Paesi occidentali interessati a imporre i loro valori al resto del mondo” (Anna Guaita, Il Messaggero, 4 luglio). Il primo stanziamento sarà di 500 milioni di dollari. “Troppo pochi” ha dichiarato Daniela Colombo di Aidos, l’ong italiana che ha sostenuto la campagna internazionale per arrivare a questo risultato (aidos.it). E’ inevitabile chiedersi se sarà un nuovo carrozzone che darà lavoro a qualche centinaia di funzionarie (il che, ovviamente, non è da disprezzare) o riuscirà a diventare per le élite femminili del pianeta uno strumento di potere e di intervento.

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