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Mal d’amore estivo (soprattutto per maschi)

29 Luglio 2010
Pubblicato il 28 luglio 2010 su "Europa"
di Franca Fossati

“Si accendono come paglia asciugata al sole, si nutrono di risate e pensieri leggeri, si spengono alla prima volata di vento autunnale”: che cosa sono? Gli amori estivi, s’intende. Così descritti da Cristina Bassi su Il Giornale (25 luglio) che dà conto di una ricerca commissionata da “Pasqua vigneti e cantine” condotta su oltre 1500 utenti di forum, community e siti web, di età compresa tra i 18 e i 55 anni, di entrambi i sessi.
Viene fuori che sei italiani/e su dieci si innamorato d’estate e che nel 74 per cento dei casi le storie finiscono nel giro di due mesi una volta finite le vacanze.
Dov’è la notizia?
Che oggi a soffrire di più la fine dell’amore sono gli uomini, soprattutto i giovanissimi e i single di ritorno. Il “mal d’amore” post ferie era stato affrontato anche su La Stampa (19 luglio) che, nella sezione “Costume”, aveva fornito un prontuario per evitarlo. Dieci consigli del tipo “andateci piano”, “non fate progetti per il futuro”, “non credete alle promesse” e, soprattutto, mai senza preservativo.
Sara Ficocelli su Repubblica (23 luglio) aveva nobilitato il tema, affiancando alla ricerca di “Vigneti e cantine” anche quella della Wake Forest University del North Carolina, secondo cui sono gli uomini a risentire di più, a livello psichico, gli alti e bassi di una relazione. Per loro infatti la partner, anche se occasionale, è molto spesso “l’unica persona con cui instaurano una relazione di confidenza”.
Grazie a Repubblica scopriamo anche l’esistenza del sito maldamore.it gestito dallo psicologo Robero Cavaliere, che riceve i pazienti a Napoli e a Vietri sul mare, ma che dispensa consigli e citazioni dotte anche sul web. Secondo Cavaliere per gli uomini “la passione acuta e momentanea è lo sbocco naturale nel vivere i sentimenti. E con la stessa velocità con cui si innamorano, poi soffrono della perdita”. Le donne, che hanno bisogno di proiettare il rapporto nel tempo, troncano le relazioni che non hanno futuro e sanno difendersi meglio dagli amori estivi.
Sta di fatto che gli abbandonati dell’autunno soffrono di depressione, ansia, sbalzi d’umore e addirittura di disturbi alimentari. Ci sarebbe da sorridere se le cronache violente di queste settimane non ci mostrassero a quali conseguenze può portare l’incapacità maschile di elaborare l’abbandono.
E poiché tutti i salmi finiscono in gloria ci voleva lo psicanalista Claudio Risè a spiegarci che la causa di tutto è la crisi della famiglia, (la famiglia patriarcale di una volta, si deduce), “quello straordinario teatro di compensazioni tra affetti e delusioni, costruzioni e puntellamenti, colpi di testa e rientri all’ordine” (Il Giornale, 25 luglio).

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