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relazioni politiche, dal quartiere al mondo

Che delusione le mogli della “cricca”…

28 Luglio 2010
di Letizia Paolozzi

In molti sono convinti che l’Italia abbia subito una devastazione. Forse irrimediabile. Recessione, corruzione, inadeguatezza della classe dirigente, arroganza della maggioranza, flebilità dell’opposizione: scegliete voi. Di questo si parla e si discute. Quanto alla precarietà, alla disoccupazione disgraziatamente non sono all’ordine del giorno nell’agenda della politica.
La politica invece si dedica con intensità allo scontro finale Berlusconi-Fini, oppure al trio Carboni, Lombardi e Martino. Associazione segreta, “organizzazione occulta che basa la sua forza su una fittissima rete di conoscenze e amicizie con soggetti ricoprenti cariche istituzionali di alto e altissimo rilievo“ (dirà il Tribunale del Riesame di Roma nel convalidare l’impianto accusatorio delle indagini condotte dal procuratore aggiunto Capaldo) oppure trama stracciata che ruota intorno a “quattro sfigati pensionati“ (dirà il premier Silvio Berlusconi)?
Certo, nel feulleton politico-economico corruzione e lobbyng diventano la stessa cosa. Sono intercambiabili perché c’è una perdita di coscienza tra ciò che si può e non si può fare. Non è reato penale, a volte. Ma provoca mucillagine, melma, fangosità estesa nel Paese.
Un ministro trova ovvio servirsi del suo ruolo per ottenere la casa a prezzi di favore; un primo ministro riceve come gentile cadeau il video di Piero Marrazzo con una trans. Gravissimo. Tanto grave da far passare sotto silenzio la domanda bachettona: perché l’ex governatore del Lazio ha privilegiato quel genere di incontro?
Eppure i politici avrebbero interesse a non tirare troppo la corda del potere. La vanità, il senso di immunità che sta alla base di molti loro gesti prepotenti, genera sfiducia e la sfiducia si insinua nelle vene della Repubblica. D’altronde, in Italia l’opinione pubblica è simpaticamente portata all’indulgenza. “Non siamo moralisti“. Per noi è detestabile l’ ipocrisia americana che processò l’accadimento della Sala Ovale tra il presidente Clinton e la stagista. In Italia si preferisce il plebiscito del capo, la standing ovation per il leader. Sul resto chiudiamo un occhio. Anzi, due.
Nonostante l’esigenza di comportamenti virtuosi abbia più di una ragione. Intanto, funziona da collante sociale. E legittima il potere. Che se ascolta solo i suoi interessi, fa scomparire l’idea di interesse generale. Non regge un Paese dove la classe politica non abbia a cuore l’interesse generale.
In una telefonata intercettata Pasquale Lombardi, membro della supposta P3, discutendo su quale tema trattare in un convegno (dal momento che i convegni servono per produrre, intrecciare, nutrire relazioni), dice “Vorremmo fare un convegno su giustizia e riforme, ’ste solite cazzate all’italiana”. In effetti, in Italia c’è una giustizia per i potenti e una per Stefano Cucchi.
Se il Paese è devastato, come minimo gli uomini che ricoprono un qualche incarico nel pubblico, a costo di annoiarsi – non glielo ha ordinato il medico di scegliere la carriera di parlamentare, consigliere, assessore – dovrebbero tenere comportamenti esemplari. Ben sapendo che nessuna parte politica (maggioranza o minoranza) ha il monopolio della virtù.
Quanto alle loro mogli, alle mogli di questi uomini di potere, richiederebbe un discorso a parte. Sciaguratamente non credono nella differenza di sessi. Anzi, sembrano pronte a imitare i comportamenti maschili. Siamo di fronte a una galleria femminile di complici. A partire da Pierr Di Maria Poggiolini e poi venendo avanti, tra signore che rivendicano un idraulico per lo sciacquone della villa in Toscana e altre che accettano graziosamente sul proprio conto corrente versamenti destinati al marito. Nessuna che dia una padellata in testa al coniuge, mettendo a repentaglio un lungo sodalizio. Qui l’omologazione tra maschi e femmine è totale. E senza sbavature. Chissà se per troppo amore o per eccessiva voglia di vincere.
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