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Un problema: corpi di donna in tv

6 Giugno 2010
di Franca Fossati

Cinque giornaliste di Al Jazeera si sono dimesse nei giorni scorsi: hanno rifiutato di aderire al “codice di abbigliamento” imposto dall’emittente.
La notizia può sembrare irrilevante di fronte ai fatti gravi del Medio Oriente, ma è segno di contraddizioni del mondo arabo che non possono essere sottovalutate. Già nello scorso gennaio otto annunciatrici avevano firmato una lettera in cui denunciavano “comportamenti offensivi sul modo di vestirsi e comportarsi davanti alle telecamere”. Secondo alcuni giornali arabi dentro la tv satellitare del Qatar sta prendendo piede una linea più subalterna all’islamismo radicale e la censura sull’abbigliamento femminile ne è un segno (Corriere della sera, 31 maggio).
Per alcune commentatrici italiane anche l’istituzione qui da noi, in Rai, dell’Osservatorio contro gli stereotipi di genere, proposto da Emma Bonino e dall’associazione Pari o dispare, sostenuto dalle firme di 70 parlamentari di tutti gli schieramenti, ha sapore di censura. Sarà un posto, ironizza Annalena Benini su Il Foglio (26 maggio), “dove si controllano gli spacchi delle gonne e i balletti delle ragazze” e si determinerà “la quantità massima di tette disponibili”. L’ennesima ipocrita moralizzazione della sinistra che vuole togliere dai varietà “le tette e i sederi, che sono le tette e i sederi del 2010 esattamente come c’erano le tette e i sederi negli anni Cinquanta e Sessanta e Settanta” (Valeria Braghieri, Il Giornale, 28 maggio).
Ma il mondo delle donne è cambiato. E’ la tv che continua a rappresentarlo come se fosse costituito soltanto da “pupe, veline o casalinghe” (Caterina Soffici, Il Riformista, 29 maggio). Con l’Osservatorio non vogliamo togliere, piuttosto aggiungere altre immagini femminili, spiega Gabriella Cims, consigliera del vice ministro Romani ( key4biz.it ). Nessun moralismo nel discutere di donne e media, scrive Sabina Ambrogi (TheFrontpage.it), chi ci accusa “giustifica il vuoto assoluto col bisogno di spettacolo (che è il vero assente) e di leggerezza (altra assente), sperando di far passare l’interlocutore per barboso rompiscatole”.
E non è questione di destra o sinistra se è vero che in 14 puntate di Anno Zero su 66 ospiti solo 11 erano donne e a Che tempo che fa si sono visti 44 uomini e 5 donne. Lo ricorda Emma Bonino, intervistata da Elle. Ma è inutile negarlo: il sexy fa audience. Perfino Gad Lerner, che all’Infedele si è fatto severo paladino della dignità femminile, confessa a Bia Sarasini (Leggendaria) di aver aumentato gli ascolti portando in video Sabina Ciuffini, una donna che “aveva popolato i sogni erotici degli italiani”.

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