Anche quest’anno si svolgerà a Torreglia (Padova) il 12-13
giugno il convegno annuale organizzato da Identità e
Differenza. Il tema proposto è questo: “Per i molti cammini di donne e uomini nella politica delle relazioni”.
La politica che facciamo nei luoghi dove
viviamo – scrive Identità e Differenza – ci pone continuamente di fronte a nuove
domande e impreviste difficoltà, chiede un’analisi
attenta del presente, l’esplicitazione di pratiche e la
messa in campo di conflitti. Tutti i giorni facciamo i
conti con la necessità di tenere aperto tra donne e
uomini uno spazio di relazione e di confronto,
nonostante l’irriducibilità dei desideri, la difficoltà di
capirci, i diversi linguaggi e le diverse visioni del mondo
che fanno inciampo al dialogo.
La nostra ricerca attuale riguarda anche l’esserci in città
con un’azione politica che punta al superamento della
distinzione tra politica prima e politica seconda, nella
fiducia che la relazione di differenza si traduca in forza
politica per tutti.
Abbiamo individuato alcuni nodi su cui vorremmo
discutere.
Un primo nodo da sciogliere lo incontriamo nello scarso
riconoscimento della differenza sessuale, dovuto alla
difficoltà di mettersi in gioco con la propria soggettività
e di dire il proprio desiderio.
Un altro nodo che fa ostacolo è il rapporto tra ricerca
e agire politico. La ricerca assume maggior valore se
si traduce in atto politico, altrimenti rimane un fatto
culturale, anche se importante.
Ci chiediamo inoltre come la politica delle relazioni
tra donne e uomini possa essere affermata e vissuta a
fondamento della democrazia e come pratiche
basate su desiderio e relazione possano intervenire
nei processi decisionali attraverso i quali opera la
democrazia.
Un intervento sul tema di Gianni Ferronato
L’ambito della ricerca, oggi, sta intorno a quale lettura dare alla crisi della politica.
Dal punto di vista culturale le “destre” spiegano la crisi con la caduta del principio di autorità causata dal ‘68, e ne propongono il ripristino anche di fronte ai cambiamenti più recenti, la globalizzazione e i movimenti migratori.
Noi sappiamo che la crisi della politica viene non solo dal venir meno dell’ “autorità dei padri”, ma soprattutto e contestualmente dal mancato riconoscimento pubblico delle emergenti libertà ed autorità femminili. Ciò evita ai maschi il faticoso e destabilizzante lavoro del mettersi in discussione, ma al contempo li costringe a riportare nella vita pubblica gli strumenti più vecchi del potere, allontanandoli sempre di più dall’intersoggettività, senza la quale non può esserci vera politica.
Morta l’autorità dei padri non resta che la guerra tra fratelli e la repressione delle donne.
Il superamento della scissione tra “politica prima” e “politica seconda” non può avvenire senza questo lavoro di ripensamento del maschile, che, da tempo e con visibilità, stanno facendo gli uomini di Maschile Plurale. Ma questo sembra non essere sufficiente per l’apertura di conflitti creativi tra uomini e donne. Come sembra indicare Stefano Ciccone, verso la fine del suo libro, (ESSERE MASCHI – TRA POTERE E LIBERTÀ – Rosenberg & Seller) quando riporta una sorta di insoddisfazione delle donne, con cui lui e altri sono in relazione, che lamentano un’interlocuzione poco accesa, forse poco interessante, con loro.
Io non credo che le donne rimpiangano le identità forti del patriarcato, ma semplicemente cerchino uno scambio con uomini con forti desideri che in questa fase di ripensamento del maschile ancora non appaiono.
La difficoltà di mettersi in gioco con la propria soggettività nasce prima di tutto, anche se non solo, da uno squilibrio di forza tra desideri. Chi non esprime consapevolmente un forte desiderio si sente al traino di chi invece lo esprime. E chi al contrario lo esprime si sente solo/a.
La politica, non più prima o seconda, comincia là dove qualcuno o qualcuna si mette in gioco in prima persona, con la propria soggettività.
Gianni Ferronato
Spinea, Aprile 2010