“Sono stati fatti fuori (politicamente) per colpa loro. Delle fimmine. Troppe fimmine..”. Così Valeria Braghieri su Il Giornale (12 marzo) cita Pietrangelo Buttafuoco a proposito della surreale esclusione dalle elezioni laziali della lista di Forza Nuova.
Un evento sottovalutato nel pasticcio della lista PdL, ma non per questo meno significativo. Infatti la lista dell’estrema destra conteneva 8 nomi e, in ossequio alla legge regionale che obbliga a candidare paritariamente i due sessi, 4 erano di donne e 4 di uomini. Tra questi il capolista, Roberto Fiore. E’ qui l’errore contestato dal Tar: il capolista non andava conteggiato. La lista viene quindi esclusa “per eccesso di quote rosa”. O, se si preferisce, come scrive Libero (11 marzo), di “quote nere”.
Paradossi delle Pari Opportunità.
Forse andrebbe collocata tra i paradossi anche la sentenza della Cassazione per la quale è reato affermare che un determinato lavoro non sia adatto a una donna. Tutto nasce dalla dichiarazione di un sindacalista Cisl pubblicata su un giornale di Caserta. L’incauto misogino aveva infatti detto che per il carcere della città “sarebbe meglio una gestione al maschile”. Immediata la denuncia della Direttrice dell’Istituto di pena, Carmen Campi, offesa “nella sua dignità di donna”.
Seguono sentenze, in tutti i gradi di giudizio, che le danno ragione. “La censura che viene mossa alla direttrice è sganciata da ogni dato gestionale ed è riferita solo al fatto di essere donna” scrive la Corte, la frase è perciò diffamatoria. Applauso femminile bipartisan (Corriere della sera e altri quotidiani, 13 marzo), con l’eccezione di Annamaria Bernardini de Pace: “non si può spensieratamente affermare, in termini categorici, che uomo e donna siano uguali anche biologicamente e psichicamente” (Il Giornale, 13 marzo).
Della differenza tra corpo femminile e corpo maschile si è discusso nel Primo Convegno sulla Medicina di Genere promosso a Milano dalla Fondazione dell’Istituto Neurologico Carlo Besta. E’ ora di finirla, si è detto, con la medicina unisex. Le malattie cardiovascolari, ad esempio, sono considerate da sempre un problema degli uomini anche se ogni anno a causa loro muoiono 120 mila donne (salute.pourfemme.it). Ma per le donne non c’è prevenzione specifica. E la cardio aspirina, che tutela gli uomini dall’infarto, non ha la stessa efficacia sulle donne.
Tutta colpa dell’ideologia dell’uguaglianza, scrive Lucetta Scaraffia su Il Riformista (9 marzo). Meglio sarebbe dire che è colpa di quella idea dominante che considera il maschio e il suo corpo misura universale di tutto.