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relazioni politiche, dal quartiere al mondo

Il ruolo del Pd e la giacca di Bersani

22 Novembre 2009
di Letizia Paolozzi

Il segretario del Pd continua a ripetere che il Pd ha da essere prima di tutto un partito. Su questa proposta, sul legame circoli-territorio, sul rifiuto della personalizzazione e della politica telecomandata, ha vinto le primarie.
Io sono stata d’accordo. Ma adesso vengono i dolori. Come deve comportarsi un partito-partito di fronte alla convocazione da parte di cinque blog di una manifestazione, il No B Day del 5 dicembre, sulla quale aleggia “lo spirito di Facebook“ (sic Giovanna Melandri), alla quale manifestazione hanno aderito finora il segretario di Rifondazione comunista, Ferrero e pure il segretario dell’Idv, Di Pietro?
Certo, è opinabile che la società civile – tutta – sia rintracciabile nella rete. Qualche contraddizione viene sempre fuori tra cooperazione virtuale (le manifestazioni di Mir Hossein Moussavi durante la crisi del regime iraniano si sono appoggiate a Facebook e Twitter) e partito strutturato e pure enfaticamente legato ai suoi iscritti.
C’era una volta un Pci che univa la saggezza della mediazione alla forza dell’identità, dei propri valori. Dove sta la mediazione nella risposta di Bersani che “nessuno deve tirarmi per la giacca“? Non che debba ricavare dai blog le proprie posizioni politiche, ma bisognerebbe comunque ascoltarli e poi a Di Pietro, alleato del suo campo politico, una qualche risposta gliela deve. Ancora, come articola Bersani il suo discorso di alleanze verso altri settori della maggioranza o potenziali alleati, per esempio l’Udc?
La deve anche a un pezzo di quanti sono andati a votare alle primarie e si erano in precedenza aggrappati al pool di Mani Pulite, poi ai girotondi, alla Costituzione tenuta stretta nelle mani del presidente Scalfaro, ora allo scrittore Roberto Saviano. Berlusconi si lamenta – con qualche verità – della persecuzione giudiziaria di cui è vittima. Ma è lo stesso Berlusconi a trascinarsi dietro un corteo di accuse, controaccuse, leggi ad personam: il simpatizzante del Pd dove va per protestare?
Rispetto all’identità, non ho sentito parole convincenti sulle cose da fare (e ce ne sarebbero, dalla giustizia giusta allo stato di diritto allo stato delle carceri: ultimi episodi i due suicidi quasi in contemporanea e la morte del giovane Cucchi). Infine, il Pd da il via libera o no a una legge sull’immunità per le più alte cariche dello Stato e il suo segretario considera Berlusconi un interlocutore legittimato dal voto popolare oppure un usurpatore, satrapo, corruttore?
Il punto è che nel vuoto di risposte e di proposte nell’assenza di mediazioni l’editoriale di un giornale, il programma televisivo, la manifestazione, anche se sono delle illusioni ottiche promettono di riempire il vuoto e di saltare qualsiasi mediazione: il segretario del Pd si divincola perhé non vuole essere “tirato per la giacca“. Ma questo non basta a fare un partito.

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