Storie / Corsivi

racconti di persone, polemiche ad personam

La sicurezza e la vita di Elvis e Manuela

22 Ottobre 2009
di Bia Sarasini

È un dramma contemporaneo eppure antico, quello di Manuela Rodriguez e di suo figlio Elvis che si è consumato in un basso del Rione Sanità, a Napoli. Il piccolo è morto, lei, Maria, è in coma, entrambi asfissiati dalle esalazioni di un braciere che la madre ha acceso per riscaldare l’ambiente, dopo che era rimasta senza elettricità e quindi senza stufetta per una bolletta non pagata.

Contemporanea è la nazionalità di Manuela Rodriguez, venuta da Capoverde nel 1992, una donna speciale, unica, dicono con le lacrime agli occhi i vicini intervistati dalla televisione. Contemporanea è la condizione di “madre sola con figlio”, un’esperienza limite sulla frontiera verso il basso nell’attuale battaglia per la vita, per la sopravvivenza. Antica è la dignità, la volontà di Manuela Rodriguez di far vivere al meglio Elvis, che da grande voleva fare l’ingegnere, senza chiedere nulla a nessuno, se non al proprio lavoro. Una povertà che voleva bastare a sé stessa, che ha trovato accoglienza nell’antico quartiere di una grande città che custodisce la memoria di tante storie di povertà. Manuela Rodriguez, evidentemente messa in crisi nel proprio modesto, tirato bilancio da una bolletta forse mai recapitata in precedenza, ha trovato ancora una volta una soluzione da sola, per fare fronte al freddo improvviso. In attesa di poter pagare.

Non sapeva, le mancava la memoria, che il fuoco acceso in una stanza chiusa è pericoloso, in quanti sono morti in passato nei bassi napoletani per questo stesso motivo? Lavoro, dignità, povertà sono antiche parole contemporanee. Parole di una presa di coscienza, che dovrebbe essere nuova, attuale, contemporanea, che dovrebbero fare piazza pulita dell’osceno sbandieramento della sicurezza.

Chi ha messo in sicurezza la vita di Manuela e di Elvis? Perché la loro vita – la vita di tutti quelli come loro – deve essere esposta al pericolo della mancanza di quello che serve per vivere? Dovrebbero essere questo, l’amore per Manuela e suo figlio, l’indignazione, la rabbia per questa colossale ingiustizia, la motivazione di una scelta politica, di un impegno, della volontà di far sentire la propria voce. O è troppo antico?

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