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Cara Giordana, la violenza non occulti la differenza

10 Marzo 2009
di Marisa Guarneri

Cara Giordana,
mi è piaciuto molto il tuo contributo sul sito della Libreria della donne e su Dea e nello stesso tempo mi è sembrato molto moderato.
Non tanto per quello che scopre, ma proprio per quello che occulta.
La questione “violenza contro le donne” ha lo stesso procedere della questione eguaglianza e parità.
Nasce da una buona intenzione- l’uguaglianza- ed arriva alla sua santificazione, anzi all’occultamento della differenza femminile.
Va alla ricerca di una strada che salvi l’emancipazione e nello stesso tempo possa patteggiare con un mondo maschile che chiede omologazione.
Lo stesso andamento ha la questione violenza, parte da un sacrosanto rifiuto del dominio e della sopraffazione in tutte le sue forme- costruisce luoghi- parole- relazioni per trasformare il rifiuto e la rivendicazione in positività e guadagno per le donne, arriva ad occultarne la libertà.
Chi dice ancora che la violenza contro le donne deriva da una disparità di potere soltanto, non fa i conti con la libertà femminile ed il suo espandersi nel mondo.
E quindi anche con la reazione di un patriarcato, potremmo dire di un liberismo e di tante altre cose giunte al capolinea.
La violenza però è non solo maschile, non ce la caviamo così facilmente.
Assumere come proprio da parte degli uomini e del potere la questione “violenza/vittime della violenza”, occulta la responsabilità propria e di quelle donne
che patteggiano con la violenza (non parlo delle vittime) accettando di mostrarla con il pietismo appunto di corpi fragili e deboli.
La destra, possiamo definirla così? Meglio: chi si sente incalzato dalla libertà femminile, prova a usare lo stesso meccanismo simbolico : assumere per occultare.
Occultare la complessità della relazione affettiva che per conservarsi diventa persecutoria.
E rimette in gioco vecchi giocatoli : la protezione, la tutela, l’indignazione, il mostrare ossessivo di stupri,la falsificazione dei dati statistici o la loro esaltazione a seconda dei casi. Si prova con il nemico esterno, con l’aumento delle pene, con la sicurezza,ecc..
Ma per quello che accade nelle case funziona poco, non va per strada, al massimo la vedono i medici degli ospedali, le questure.
Si mostra e non a caso – con lo stereotipo della donna di spalle con foulard in testa, voce contraffatta, oppure mostrata come trofeo in certe tramissioni televisive, purtroppo anche da parte di centri antiviolenza. Ma rende poco.
Altra cosa sono gli omicidi : in questo caso i fatti sono talmente estremi che sono difficili da governare, sono eccessi che vanno contenuti perchè destabilizzano.
Sono reduce da una istruttiva tavola rotonda alla Regione Lombardia che si appresta a delineare una legge regionale che contrasti la violenza.
Ho visto con quanta fatica ed anche genuina difficoltà donne che mettono la famiglia al centro del loro agire politico, si sono piegate a vederla come un luogo anche “pericoloso”. Ma in questo momento è ragion di stato,.
Mi è venuto spontaneo, dopo una discussione in Libreria, utilizzare la parola benessere e malessere per non scrivere violenza.
Ma è veramente un debole escamotage.
Come non cadere nella trappola del simbolico della violenza contro le donne, se prima non abbiamo costruito una uscita alternativa.
Vittimismo e passività ed in qualche caso estremismo, ne sono i condimenti.
Riprendiamoci la notte non mi ha mai catturato, forse perchè a quei tempi avevo un figlio piccolo, re delle mie notti comunque.
Ma aveva il sapore allora il gusto della “reazione”.
Ora la semplice reazione non serve piu’, come non serve la stigmatizzazione da parte delle donne della politica, che spesso una donna maltrattata non l’hanno mai
avvicinata.
Dice Luisa Muraro : il disprezzo per le vittime ed io concordo.
In estrema sintesi ” violenza contro le donne”, violenza di genere, azioni di contrasto, politiche contro la violenza , ecc.”..oggi sono
precipitati simbolici che occultano la libertà e la forza femminile proprio di quelle donne che dalla violenza sono uscite e non vanno tanto in giro a parlarne.
Alla fine come sempre penso che ne dovrò parlare a lungo con le donne che sono il mio punto di riferimento e consiglio dentro la casa delle donne maltrattate
e con tutte le donne dei centri antiviolenza. Come sempre.
Grazie per la provocazione ancora.

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