Rosa / Nero

uomini e donne nella cronaca di tutti i giorni

Cappuccetto rosso e il cacciatore

19 Marzo 2009
Pubblicato su "Europa" il 18 marzo 2009
di Franca Fossati

Dell’ingiustizia giuridica e mediatica subita dai due romeni accusati dello stupro della Caffarella si è scritto, e per fortuna, su giornali di destra e sinistra. Tra gli articoli più recenti quello di Barbara Spinelli (La Stampa, 15 marzo) sottolinea un aspetto della vicenda: l’uso dei volti dei due uomini. Continuamente esibiti in tv, con l’occhio sbarrato delle foto segnaletiche, la faccia “da pugile” e quella del “biondino”, ossessivamente mostrate, quasi che i tratti somatici confermassero la colpevolezza.
Fino all’inopinata esibizione tv, a Porta a porta, dell’interrogatorio del più giovane. “Quando si comincia a denudare lo straniero -scrive Spinelli- ricorrendo al verbo e all’occhio del video, è il cruento rito del linciaggio che s’installa”. E si chiede se non debba esistere un habeas vultus, un diritto alla tua immagine, anche se sei indagato.
Sono molte le questioni aperte dalle recenti violenze sessuali e dalla campagna politico-mediatica che ne ha tratto origine. Sul sito donnealtri.it il dibattito è in corso. A partire da un intervento di Letizia Paolozzi che ammette di sentirsi “insicura”, “diffidente”, “sguarnita”. Storia antica, scrive, del corpo femminile, “predisposto all’accoglienza. Terrorizzato dalla violenza”. Per questo, dice, “non sono contraria a essere difesa”, perfino dalle ronde, anche se il cuore della questione sta nella relazione tra i due sessi. Eh, no, replica Giordana Masotto, “non siamo noi donne il problema”. “Vorrei non leggere mai più un titolo di giornale che dice “un’altra donna stuprata” o picchiata, ma “un altro uomo ha perso il controllo”, l’ennesimo maschio ha aggredito”. Insomma “da un uomo non voglio essere né aggredita né protetta”, il discorso va messo “sottosopra”.
“Cara Letizia” -scrive Enza Panebianco- ho letto il tuo intervento e l’ho trovato “rassegnato”. “Le strade buie, gli uomini cattivi nascosti nei parchi” rimandano alla vecchia storia di cappuccetto rosso trasformata in “favola moderna”. E se il vero cattivo fosse il cacciatore? Perché “legittimare forme di militarizzazione delle strade attraverso l’uso delle nostre storie, del nostro sangue, del nostro dolore?”.
Nell’epistolario interviene Marisa Guarneri, anche lei preoccupata dell’immagine di “vittimismo e passività” costruita sulle donne non solo da parte degli uomini. ma anche da parte di tante donne della politica. Questo “disprezzo per le vittime” occulta, dice Guarneri, “la libertà e la forza proprio di quelle donne che dalla violenza sono uscite e non vanno tanto in giro a parlarne”.

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