Altro che silenzio. Di Eluana Englaro si continua a parlare: è simbolo e icona. I rotocalchi mettono la sua foto radiosa tra gli eventi del 2008. Come Grazia che la colloca accanto a Obama e Sarah Palin, ma prima di Brad Pitt e Angelina Jolie. Come Il Venerdì che la mette al decimo posto della Top ten dei fatti italiani, subito dopo il maltempo e la piena del Tevere.
Eluana, un nome che sa di poesia. E in poesia Guido Ceronetti scrive, a suo nome, “grido per non darvi pace”, “priva di morte e orfana di vita” (Repubblica, 28 dicembre). Liberal la proclama addirittura “donna dell’anno 2008”, dedicandole un intero dossier ( 27 dicembre). Dove Eluana è più che mai strumento. Per un conflitto. Ideologico, filosofico, bioetico.
“E’ il simbolo della sofferenza, ma anche del dibattito lacerante tra la sacralità della vita, l’utilitarismo dell’esistere, la garanzia di un’esistenza decorosa” scrive Maria Pia Ammirati. E Paola Binetti le fa dire: “Sono viva e sono affidata alle vostre cure, perché da sola non sono in grado di badare a me stessa: che volete fare?”.
Sergio Valzania si rivolge a lei con il “tu”, come se la conoscesse: “ci ricordi la nostra ignoranza.. ci chiami a riflettere.. ci sottolinei la grandezza dei doni dei quali godiamo”. Franco Cardini va oltre: Eluana è “quanto di più simile si possa immaginare al Cristo sulla croce”.
Ma lo scrittore cattolico Luca Doninelli coglie la sopraffazione che c’è in quella scelta editoriale. Infatti scrive: “Noi desideriamo con tutto il cuore che Eluana viva finchè può farlo…Non facciamone, però, una bandiera, non allontaniamola ideologicamente dal pensiero e dal cuore di suo papà. Donna dell’anno? No, grazie.”
Scandalizzato dall’enfasi mediatica è anche il laico Filippo La Porta. Non so, scrive, a chi spetti l’ultima parola sulla “persona coinvolta”, ma “siamo tutti abbandonati a noi stessi, in balia delle circostanze. E perciò –tragicamente- liberi”.
La “persona coinvolta”: ecco, è questa la domanda, chi è? E’ l’Eluana delle foto, che ride, pensa, decide? O è quel corpo di donna in “stato vegetativo persistente” che dipende in tutto dagli altri? Il dilemma non si sarebbe posto se fosse nata così: Eluana sarebbe quel corpo vivente. Ma in questo caso a chi essere fedeli? All’Eluana di prima o a quella di adesso? Per Doninelli “Beppino Englaro ha una precisa idea di chi è sua figlia”, cioè “dell’unicità, dell’irripetibilità, della dignità di questa ragazza”. Quindi, “per dialogare con lui, e magari esprimergli il nostro disaccordo, dobbiamo innanzitutto cercare di stare al livello della sua esperienza di dolore e d’amore”.