Domina, cioè padrona. Questa la donna per Silvio Berlusconi.
Concetto sul quale concordano le due cronache avversarie della kermesse del Cavaliere davanti a una vasta platea di “Donne” per l’Italia. Ma per Repubblica (29 marzo) il succo del discorso del candidato premier consiste nell’invito a cucinare leccornie per gli scrutatori impegnati a vigilare sui brogli comunisti. Per Il Giornale (29 marzo) invece si è trattato di una lezione di politica sul senso del “voto utile”, di un grande elogio delle virtù femminili.
Censurate le crostate per i guardiani del voto.
Michele Serra che, ovviamente, si fida di più del giornale su cui scrive, commenta che “vent’anni fa neanche Califano si sarebbe permesso di esortare le femmine ai fornelli”. E aggiunge che la spiegazione è “la sconfitta secca del femminismo”(Repubblica, 30 marzo).
Non dà colpe al femminismo, ma ugualmente si indigna Massimo Gramellini raccontando le perle più trash della campagna elettorale. Vedi gli slip bianchi distribuiti a Torino dal PDL con l’invito “Rialzati Italia”. O le cartine per farsi le canne e i preservativi offerti dalla Sinistra Arcobaleno. E, ancora, i lecca lecca verdi “al sapor di menta e non di cetriolo” regalati dalla Lega (La Stampa, 29 marzo).
Un gustoso inventario delle battute misogine del Silvio nazionale lo fa anche Maria Laura Rodotà sul Corriere della sera (1 aprile), compresa l’ultima sulla “sezione menopausa” davanti a un gruppo di pensionate. Indignatissima anche Maria Novella Oppo sull’Unità (1 aprile).
Ma la domanda è: come mai le elettrici non si indignano?
Se il paese al femminile è quello che descrive Rossana Rossanda (“piangenti, al mercato, rare imprenditrici brillanti, rare ministre, zero segretarie delle confederazioni sindacali, qualche insegnante o professionista, e una gran massa di veline, tutte carine, tutte uguali”, Il Manifesto, 31 marzo) non c’è da stupirsi. Anche perché, secondo Rossanda, i gruppi femministi non incidono rispetto al “fare politico”.
Il pessimismo aleggia anche negli interventi pubblicati sul sito de Il paese delle donne on line. Al punto che l’UDI di Napoli propone la “lettera scarlatta” da indossare alle urne per dire che “il diritto al voto conquistato dalle madri è stato precettato dagli uomini già nel potere”.
Intanto, però, “la signora di ferro della Milano bene, la decisionista con il sorriso sulle labbra”(Il Riformista, 1 aprile), con l’aiuto di Prodi e del governo di centro sinistra, ha conquistato l’Expò per la sua città. Letizia Moratti è berlusconiana, ma non ci risulta che dedichi il suo tempo a fare crostate.