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uomini e donne nella cronaca di tutti i giorni

Lettera a Veltroni da un cattolico omosessuale

27 Febbraio 2008
di Gianni Geraci Gruppo del Guado - Cristiani Omosessuali - Via Soperga 36 - Milano

Gentile Walter Veltroni,
non so se leggerà mai questa mia lettera. La scrivo e la lancio in
rete come un messaggio in bottiglia: forse arriverà a destinazione,
forse no. I tanti che la leggeranno vedranno se è il caso di
adoperarsio meno perché lei finalmente la legga. In ogni caso avranno
modo di interrogarsi su quello che un omosessuale cattolico come me,
sente in questo momento in cui il dibattito fra laici e cattolici é
diventato materia di tanti commenti.
Leggendo i Dodici punti per l’Italia che lei ha presentato oggi, vedo
che non c’è nessun accenno al problema del riconoscimento delle coppie
di fatto: un tema molto sentito dalle persone omosessuali come me.
D’altra parte, dopo la deludente esperienza della scorsa legislatura,
in cui un testo prudente fino all’esasperazione è stato bloccato dalle
riserve di alcuni esponenti della maggioranza che sosteneva il Governo
che l’aveva proposto, credo anch’io che non sia il caso di fare
promesse chenon si riescono poi a mantenere. Forse, con un po’ di
coraggio, sarebbe bastato far sottoscrivere ai candidati del Partito
democratico una dichiarazione di adesione a un disegno di legge simile
a quello presentato dal governo Prodi nel 2006. Forse, con una scelta
ancor più coraggiosa, si potevano non candidare i parlamentari che in
passato avevano dimostrato un’avversione quasi maniacale nei confronti
di qualunque diritto delle persone omosessuali. Quest’ultima sarebbe
però stata una scelta pericolosa in termini di consenso elettorale e
non me la sento di biasimarla più di tanto se non l’ha ritenuta
opportuna.
Accetto quindi il suo silenzio e, se fosse indice di una onestà
politica a cui decine di promesse elettorali mai mantenute ci avevano
disabituato, posso dirle che, addirittura, lo apprezzo: quando,
all’ultimo congresso di Arcigay, il ministro Bonino ha detto: «È
inutile prenderci in giro. Lo dico con rammarico, ma una buona legge
sulle unioni di fatto, con i numeri che in questo momento ci sono al
Senato, non è possibile farla» gli applausi ci sono stati e sono stati
convinti. Capisce allora perché mi hanno particolarmente ferito le
parole di Enrico Morando, che, rispondendo alle critiche di Arcigay,
ha fatto notare che il programma del Partito Democratico prevede tra
le sue pieghe, una legge contro l’omofobia. Le chiedo se però, quando
sarà il momento di votarla tutte gli eletti del suo partito, saranno
in grado di leggere il programma nel senso in cui il senatore Morando
l’ha interpretato oggi. L’esperienza del passato ci ha scottato troppo
per credere che, al momento giusto, non verranno fuori decine di
discorsi in cui si parlerà “di noi” omosessuali, senza prendere in
considerazione l’idea, semplice e radicalmente nuova, di parlare
finalmente “con noi” omosessuali.
Il silenzio sulle coppie omosessuali (così strano in un partito che
dovrebbe guardare all’Europa) e le promesse poco convincenti della
lotta all’omofobia rischiano di aumentare il profondo senso di
disaffezione nei confronti della politica che sta emergendo in molte
persone omosessuali. Per questo ho deciso di scriverle questa lettera
in cui mi permetto di suggerirle due gesti che potrebbero essere letti
come dei concreti segnali di cambiamento.
Il primo è collegato alla scelta, che lei ha annunciato, di farsi
invitare, durante la prossima campagna elettorale, da un certo numero
di famiglie. Tra tutte queste famiglie ne inserisca un paio composte
da partner dello stesso sesso. Se non ne conosce gliene posso
segnalare alcune io in varie parti d’Italia. Non le dimentichi però:
anche se non si notano molto, sono più numerose di quel che si pensa
e, durante le ultime elezioni politiche, sono state decisive.
Il secondo riguarda le proposte di legge che riguardano le persone
omosessuali. Sostituisca alle promesse del passato, un invito
esplicito al Popolo della Libertà (e alle altre coalizioni che si
presenteranno davanti agli elettori il prossimo 13 Aprile) per
definire, durante la prossima legislatura, un pacchetto di leggi che
recepiscano le indicazioni del Parlamento Europeo in materia di
diritti delle persone omosessuali. Come garanzia della reale apertura
di queste leggi alle istanze concrete delle persone omosessuali
indichi fin da ora, in un esponente di spicco del movimento
omosessuale italiano, il referente a cui il suo partito darà
l’incarico di portare avanti la trattativa per definirne i contenuti.
Come vede non le chiedo di riscrivere il programma del suo partito. Le
chiedo di sostituire alle parole scritte (e a quelle non scritte) due
gesti concreti che possono infondere un po’ di fiducia nella politica
a tante persone omosessuali che, come me, corrono il rischio di
perderla definitivamente.
Spero che gli anni non abbiano offuscato il coraggio che dimostrò nel
Duemila, quando decise di partecipare al World Pride di Roma,
superando con un solo gesto i danni che erano stati fatti da centinaia
di parole.

La saluto cordialmente

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