Rosa / Nero

uomini e donne nella cronaca di tutti i giorni

I giovani, il sesso e lo zucchero filato

17 Novembre 2007
di Franca Fossati

E’ difficile capire chi siamo. Quelle belle analisi precostituite che ti aiutavano a interpretare il mondo non valgono più. Così interroghiamo i delitti. L’omicidio multinazionale di Perugia -dopo i rom e prima degli ultras e del poliziotto assassino- diventa quindi un’occasione, per adulti con potere di scrittura, di elucubrare sui giovani.

C’è una ragazza morta ammazzata. Ma c’è, oltre a due (o più) uomini, anche una ragazza viva. “Una specie di Sharon Stone bambina”, come la definisce Lidia Ravera (L’Unità, 10 novembre), che sembra avere molto a che fare con il delitto. Non si può quindi archiviare il caso soltanto come violenza, l’ennesima, di un maschio su una femmina. Quindi, i giovani. E le città universitarie. “Zone senza sovranità. Senza autorità. Senza comunità”, “luoghi apparenti, popolati da una gioventù apolide” (Ilvo Diamanti, La Repubblica, 11 novembre). Ma, soprattutto, “il lungo paradiso dell’Erasmus”, il paese dei balocchi dove “si diventa amici in un istante, basta una birra gratis e un sorriso”(Il Foglio, 8 novembre).

E’ evidente, scrive Gianfranco Bettin, “che la storia di Meredith e dei suoi presunti assassini, può portare molto lontano il racconto, sulle piste dei giovani cosmopoliti, dentro ai nuovi stili di vita, alle sperimentazioni e alle trasgressioni che implicano” (LibertàOnLine). Il rischio, però, è quello di narrare un giovane immaginario, maschio o femmina è indifferente, “strafottente, epicureo, privo di valori veri e affetti sinceri, privo di morale, di religione, di cultura”. Così il giovane Damiano Gui sul Forum di Avvenire (10 novembre) che aggiunge:questa “immagine virtuale filtrata dall’informazione finisce per influenzare la realtà vera e i giovani vanno a imitare nientemeno che la caricatura di se stessi”.

Ma l’immagine virtuale è più forte di quella reale. “I giovani percepiti”, “fancazzisti ubriachi potenziali serial killer drogati e maniaci sessuali” (Alessandro Robecchi, Il manifesto, 11 novembre), allarmano, fanno paura. Anche ai propri genitori. Il sesso, sembra indubitabile, è al centro della tragedia di Perugia. Basta guardare i filmini dei protagonisti della vicenda. Mostrano “una consuetudine quasi spensierata con il sesso”, come se fosse “una faccenda di zucchero filato, da consumare senza troppi pensieri” (Davide Rondoni, Avvenire, 11 novembre).

Si tratta invece di una materia incandescente, non solo a vent’anni. E, all’improvviso, può succedere che il sesso si vendichi “di tanto spreco e faciloneria” (Natalia Aspesi, La Repubblica, 12 novembre).

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