In omaggio, forse, alla sconfitta di Ségolène Royal, lunedì 7 maggio la prima pagina de La Stampa è tutta firmata da donne. Il fatto va segnalato perché è davvero insolito, oserei dire rivoluzionario. Barbara Spinelli commenta il successo di Sarkozy e rimpiange l’esclusione di Bayrou. Lucia Annunziata dà consigli alle amiche italiane a nome della Royal. Barbara Palombelli se la prende con il “reality” del partito democratico. E Marina Verna racconta di un signore tedesco che fa di mestiere il liquidatore di amori falliti.
Un amore fallito, anzi mai nato, è quello dei commentatori per la candidata socialista alle presidenziali francesi. Da tutti i giornali (anche da questo – Europa -) traspira il respiro di sollievo per la sua sconfitta. Anche se tutti dovrebbero almeno riconoscere che senza di lei queste elezioni non ci avrebbero più di tanto appassionato.
Era stata palpabile la diffidenza, fin dall’inizio, e non si trattava solo di quella misoginia di cui parla Bernard Henri-Levy sul Corriere della sera (7 maggio). “Indecisa a tutto” come scrive Giuliano Ferrara, su Il Foglio (7 maggio), riassumendo il pensiero di molti, “prima mammismo e poi viraghismo”, “totale esclusione di idee forti”, eccetera. Probabilmente è tutto vero, così come è vero che la sinistra in Francia ha attraversato più crudeli sconfitte con leader di sesso maschile.
Ma il sollievo ha un’origine che poco ha a che fare con i programmi politici e le mancate alleanze. Molto, invece, con il profondo spirito di conservazione che è dentro ognuno (e ognuna) di noi. Lo Stato resta maschio: questo rassicura. Altro che dialogo, ascolto e potere materno (ne ha scritto bene Ritanna Armeni su Liberazione il 3 e l’8 maggio). Tutte fantasie. Per fortuna “prevale nel modello di esercizio del potere l’elemento patriarcale” (Il Foglio, 8 maggio).
“Il sacerdozio, ecclesiastico o civile” commenta, amaramente, Rossana Rossanda (Il Manifesto, 8 maggio) “non è cosa da femmine”. Partita chiusa allora per le donne-donne al potere? Succederà quello che ha previsto Maurizio Della Palma su Donna moderna: se Ségolène perde, “passerà di moda”? Crediamo di no. Perché siamo in poche, ma determinate, a non poterne più di poteri maschi e di “idee” troppo forti.