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relazioni politiche, dal quartiere al mondo

Togliere i brevetti. I vaccini sono bene comune

31 Gennaio 2021
di Fulvia Bandoli

La Pandemia ha colpito durissimamente tante vite umane portandone vie un numero così grande che dobbiamo ricorrere al paragone con la guerra mondiale. Ed è cambiata tanto anche la vita di ognuna/o di noi, il quotidiano accorciato negli spazi, relazioni rinsecchite, solitudine e paure crescenti.
Colpisce la pessima prova di governo di tutte le democrazie occidentali.
Non discuto la democrazia, ma sono radicalmente in discussione il modello di sviluppo occidentale (senza qualità nei settori agricoli intensivi e alimentari), le politiche economiche, sociali e i sistemi sanitari del tutto scollegati dal territorio e dai principi basilari della prevenzione e dell’epidemiologia. Dovessi trovare un tratto comune nominerei l’incuria, che ha caratterizzato gli atti di tanti paesi a noi vicini e anche del nostro governo.
Ora però, dopo un anno, siamo in una fase diversa: è vero che il virus è ancora molto attivo in tutta Europa, Africa, Brasile, India e Usa, e tanti Paesi sono ancora in Lockdown. Ma in America c’è un Governo che ora vuole affrontare il Virus. E soprattutto da qualche mese sappiamo di avere a disposizione vari tipi di vaccino.
Quest’ultimo dato segna una svolta.
Non insisterò sulle differenze tra un vaccino e l’altro, sul fatto che tutti sono nati grazie a ricerche di multinazionali farmaceutiche private pur fortemente finanziate da risorse pubbliche (salvo quello cubano, ancora in fase di sperimentazione e tutto pubblico, e quelli russo e cinese sui quali ho meno informazioni). Voglio trattare un solo punto: abbiamo vari tipi di vaccini, ma dopo il primo mese di vaccinazioni sono emersi limiti sostanziali. Il vaccino, “la cura di cui oggi ha bisogno il mondo” per immunizzarsi in tempi brevi, non è disponibile per tutti e ha costi altissimi che i paesi poveri non potranno mai permettersi.
Nel testo del nostro Gruppo femminista del Mercoledì scrivemmo anni fa “qui si rovescia l’idea di cura… se consideriamo la cura sia una dimensione della riproduzione della vita, sia il terreno su cui contendere ‘il comando’ sulle vite in questa contemporaneità globalizzata”. A questo stiamo adesso.
Le multinazionali farmaceutiche si sono accaparrate tantissimi contratti e commesse e non riescono a far fronte alla domanda, neppure a quella dei paesi ricchi. E per questo, in tutta Europa, ogni piano vaccinale nazionale sta ritardando di mesi. E, detto per inciso, se non riusciremo a vaccinare entro il prossimo inverno il 60/70% della popolazione europea, non ci sarà Recovery Plan che tenga: la crisi economica crescente lo travolgerà.
Abbiamo già vissuto una situazione analoga, pur con tutte le differenze del caso, quando l’Hiv imperversava in tanti Paesi del mondo ma soprattutto in Africa, e la cura aveva costi proibitivi per tutti i paesi poveri.
Dopo lunghi mesi di lotte, di manifestazioni delle associazioni femminili in vari paesi africani e la solidarietà estesa di mezzo mondo, Nelson Mandela strappò all’Onu, all’Oms e al Wto l’impegno di togliere i brevetti, cosi che i farmaci potessero essere prodotti anche in Africa diventando quantitativamente sufficienti ed economicamente accessibili a tutti i paesi poveri. Fu una svolta. Che riportò sotto controllo l’Aids, che già aveva mietuto un numero enorme di vittime.
Una svolta analoga credo vada fatta oggi se vogliamo che il vaccino sia per tutti e non in base al Prodotto Interno Lordo. Durante una guerra, o in condizioni particolarissime, i brevetti sui medicinali salvavita possono essere superati, e i governi possono avere voce in capitolo. Una pandemia non è una guerra, ma è, incontestabilmente, un flagello che sconvolge un pianeta intero. Da questo assunto prenderei le mosse. I risultati della ricerca scientifica, delle sperimentazioni e dunque anche tutti i vaccini che avranno l’approvazione sono un bene comune e vanno messi in comune. Non esiste il mio vaccino o il tuo vaccino. Esistono i vaccini e sono l’unico rimedio per curare il mondo in questo momento.
Angela Merkel, che non a caso oltre che una leader di governo è anche una scienziata, ha opportunamente sottolineato giorni fa che, nonostante le forti divergenze con Russia e Cina sui diritti civili, la democrazia e la politica estera, lei è pronta, se i loro vaccini saranno approvati da Ema, a fare accordi per produzioni comuni.
È giusto. I risultati della scienza vanno condivisi. Ma l’Europa non si muove e si attarda su ricorsi e revisioni dei contratti con le Aziende produttrici. Strade impervie con tempi biblici e mille cavilli da scavalcare. L’Unione Europea, il Wto e l’Oms (come chiede la Petizione promossa dai governi sudafricano e indiano e da Medici senza Frontiere) mettano subito in comune tutti i vaccini approvati e quelli in via di approvazione e deliberino in fretta il superamento dei Brevetti.
Il mondo non può restare appeso alle ristrutturazioni di una multinazionale, agli eventuali subappalti e ai rallentamenti cui ogni produzione può incorrere. Per vedere uno spiraglio di luce entro il 2021 servono al nostro pianeta miliardi di vaccini e per averli bisogna da subito mettere in comune ricerche, conoscenze e soprattutto i processi produttivi. Togliendo i brevetti, i vaccini potranno essere prodotti in tante aree del mondo e arrivare dovunque, in ogni paese, come cura del mondo, giustizia sociale e democrazia esigono.

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